CASTELVOLTURNO – Fatta, quasi fatta: perché, stavolta, il dado pare realmente tratto. Il cuscino ha un suo valore intrinseco, ma gli uomini sono quelli, l’organico ormai offre soluzioni alternative e pure le gerarchie appaiono sedimentate. Certo ci sono margini minimi: si può spostare, cambiare, ma le scelte sembrano indirizzate: fuori Callejon, dentro Insigne (a destra); fuori Inler e interdizione e fatica a Behrami, ch’è tornato; fuori Jorginho e regia consegnata a Dzemaili, che nel ruolo si diverte e che può prendersi le chanches da sfruttare, eventualmente, anche in Europa League. Ma poi c’è dell’altro, ovviamente, perché i guai non arrivano mai da soli: Reina benissimo non sta e Rafael è garanzia (pure in prospettiva). E’ un altro Napoli, insomma. Oggi contro il Sassuolo a Reggio Emilia molto varierà.
NUMBER ONE – «Pepe» Reina va in giro con la venticinque, fa niente: il titolare, indiscutibilmente, è lui, che contro la Roma s’è dato, s’è speso, s’è bruciato dopo appena un minuto e mezzo, poi ha resistito ed alla fine, ma soltanto a qualificazione ottenuta, s’è arreso. La terapia dei giorni scorsi induce a pensare che rischiare abbia senso relativo e la convocazione di Contini è molto più di un indizio: tra i pali di andrà dunque Rafael, numero uno di maglia, e Reina si rimetta in sesto con comodità.
IDEE – Il turn over che t’aspetti in realtà l’ha imposto il giudice sportivo e la rotazione torna comodo in un mese in cui si gioca sempre, si vola continuamente, si riposa poco, ci si allena di meno e si deve comunque procedere: volendo, potendo, Benitez proverebbe a rimescolare qualcosa sugli esterni, la terra di Maggio e Ghoulam, che ormai vanno su e giù senza fermarsi e che dovranno continuare a farlo; ma Mesto e Zuniga sono in infermeria e Reveillere non ha mai convinto appieno. Semmai, si ricambia giovedì, lasciando al francese la possibilità di avvicendare Maggio: per il momento, tre novità rappresentano già un quantitativo enorme e incidere ancora significherebbe rivoluzionare in maniera netta.
TENTAZIONE – Poi c’è pure la tentazione di non approfittare più di tanto di Hamsik o di Albiol: uno ha appena recuperato e l’altro non si è mai fermato; ma se proprio qualcosa dovesse ancora succedere, allora accadrà giovedì prossimo, quando saranno utili non soltanto le energie fresche ma pure le motivazioni. Però, intanto, le partite continuano a durare novanta minuti e qualche ballottaggio, nel corso del match, va considerato. Le scelte, a gara non ancora iniziata, non appartengono alla filosofia di alcun allenatore, men che meno a Benitez, ma lo sviluppo della partita può aiutare o persino indirizzare. Perché febbraio è corto ma pieno, pienissimo di calcio.
Fonte: Corriere dello Sport
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