Ha rappresentato la base tattica delle prime due classificate, Juventus e Napoli. Il 3-5-2 è il modulo-manifesto del calcio italiano in questa fase storica. Al Grand Hotel “Il Saraceno” di Amalfi se ne parla a Football Leader con il presidente dell’Associazione Italiana Allenatori Renzo Ulivieri e tanti altri allenatori con una discreta esperienza in serie A: Iachini, Cosmi e Delio Rossi.
Ha introdotto il dibattito Renzo Ulivieri: “Al di là del 3-5-2, bisogna raccogliere i segnali che del cambiamento del calcio. Prima le squadre non erano più capaci di fare cinque passaggi di fila perché alcuni ruoli erano tagliati fuori dal gioco. Non si chiedeva al portiere di giocare, l’estremo difensore doveva agire solo tra i pali; oggi, essendo scomparso il libero, il portiere deve contribuire alla fase difensiva. C’era il trequartista adibito solo all’ultimo passaggio, ciò determinava spesso l’inferiorità numerica. I protagonisti di questo cambiamento sono stati gli allenatori. Si citano spesso Sacchi e Zeman come protagonisti del cambiamento, ma questi due grandi colleghi hanno solo interpretato dei segnali che già c’erano. Penso a Corrado Viciani alla Ternana che già aveva imposto una certa idea di gioco. L’allenatore non può essere un “fedayn” di un modulo, bisogna avere due o tre sistemi di gioco di riferimento da adoperare; serve flessibilità tattica. Il 3-5-2? Spesso si pensa che viene utilizzato per avere densità maggiore in mezzo al campo ma è un errore. Io l’ho utilizzato nel Parma di Buffon, Thuram, Cannavaro, Sensini. Lo scopo era migliorare la fase di costruzione, ho detto ai difensori che dovevano palleggiare di più dietro perché erano abituati a lanciare lungo. Bisogna saper accettare la parità numerica, non si può pretendere di essere sempre in superiorità”. Zazzaroni interrompe la discussione e chiede lumi ad Ulivieri in merito al calo di qualità del gioco in Italia, l’ex tecnico di Bologna e Parma si sofferma sul lavoro dei difensori: “Bisogna chiedergli di migliorare nella conduzione del pallone, se non c’è il compagno libero in buona posizione bisogna avere il coraggio di portare la palla, poi sicuramente qualcosa succede”.
Dopo il presidente Ulivieri, tocca a Delio Rossi intervenire partendo dalla propria esperienza. L’intervento è di sfondo pragmatico: “L’allenatore è un dipendente che deve interpretare le strategie societarie, specialmente se subentra in corso. Un tecnico deve farlo con un gioco logico e assimilabile, purtroppo non si può perdere tempo perché bisogna portare a casa i punti, altrimenti si va a casa molto presto. L’allenatore deve essere credibile, non bisogna cambiare molto, altrimenti si trasmette insicurezza alla squadra. Non ho mai incontrato grandi leader; spesso poi quello morale non coincide con quello tecnico”. Di segno opposto Serse Cosmi che parla di flessibilità come condizione naturale ma la chiave è saper insegnare i sistemi di gioco, partendo, però, da un’idea guida per trasmettere certezze ai calciatori che sono insicuri in toto. Riguardo alle strategie societarie, Cosmi non le manda a dire come sempre: “Tranne ad Udine, io non ho mai capito le linee guida societarie che dovevo interpretare”.
Iachini, infine, riduce l’importanza del modulo, non deve essere l’allenatore ad imporre un modulo, che va creato adattandolo alle caratteristiche dei giocatori che sono spesso alla ricerca degli alibi. La chiusura è affidata ad Ulivieri che racconta due episodi per spiegare il rapporto con i calciatori. “Ne ho recentemente parlato con Montella, che ai suoi difensori che non volevano adattarsi ad un cambio di atteggiamento nella protezione degli spazi diceva: Tu sei insicuro perché hai sempre utilizzato un altro modo, io ora ti spiego quest’altro e poi vediamo insieme. Poi vi racconto un’esperienza vissuta a Parma. Quando sono arrivato, tutti si lamentavano per i gol subiti da calcio piazzato con Malesani; io ho cominciato a lavorare su questo difendendo con un’impostazione a zona nella copertura dell’area ma adottando le marcature ad uomo poi nello specifico. Mi ha salvato Buffon nel fare questo cambiamento che disse a tutti: “Lavoriamo seguendo le indicazioni del mister perché io di prendere gol su punizione mi sono stufato”.
Chiude il dibattito condotto da Ivan Zazzaroni il direttore del Corriere dello Sport Paolo De Paola che si sofferma sul cambiamento della figura dell’allenatore: “Sono emblematiche le storie di Conte e Mazzarri che stanno monetizzando le esperienze vissute imponendo alla società le proprie indicazioni, con una sorta di ruolo alla Ferguson”. Trasformazioni calcistiche nel segno degli allenatori, sempre più importanti nel calcio moderno dove bisogna ottenere risultati in tempi sempre più veloci. Da Football Leader, nella splendida cornice di Amalfi, una risposta di qualità con tecnici affermati e con voglia d’imparare, come Campilongo e Di Francesco, promossi con Ischia e Sassuolo che hanno meritato gli applausi della platea.
Dai nostri inviati ad Amalfi Ciro Troise e Alessandro Sacco
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