Durante la conferenza sul razzismo a Football Leader 2019 ha parlato cosi l’arbitro Mauro Calvarese. Ecco le sue parole:
“L’articolo 62 è una norma interna della federazione. Noi offriamo un servizio alla FIGC, ma abbiamo un’autonomia come Associazione Italiana Arbitri. Sia la FIGC, sia l’AIA, dopo l’inasprimento delle norme anti-razzismo, andiamo tutti nella stessa direzione, con l’intenzione di stigmatizzare certi atteggiamenti: razzismo, discriminazione territoriale e tutto quello va a minare la cosa più bella del mondo che è il nostro calcio. Io sono padre di due bimbi, e l’intenzione è quella di far sparire il razzismo dal mondo del calcio. Il calcio è un fenomeno sociale, e quindi dà delle responsabilità a noi tutti. Quello che succede viene amplificato e mutuato e passato ai nostri figli. Il razzismo ha preso troppo piede e mi auspico che sia eliminato definitivamente. Le norme non le facciamo noi, ma le recepiamo. Facciamo un breafing prima delle partite, a cui partecipano anche le società, va studiato tutto nelle sue sfaccettature, magari ci sono delle criticità ben precise riguardo all’ordine pubblico. Il calcio non può derogare a certe cose, tra queste il razzismo. Io guardo ciò che succede in campo, non so cosa avviene fuori. C’è stata una stretta sul razzismo, i passaggi sono due invece che tre. C’è l’interruzione prima e poi, in caso di reiterazione del fenomeno, la sospensione per cui è necessario parlare con il responsabile dell’ordine pubblico. Sarebbe impensabile che un arbitro potesse decidere autonomamente una cosa del genere, non studiamo l’ordine pubblico. Dobbiamo tutelare l’incolumità del cittadino, del tifoso. Quindi credo che la sospensione delle partite avvenga per responsabilità del delegato all’ordine pubblico. Il salto di qualità si fa a livello culturale, tutti insieme dobbiamo riuscirci. Il calcio è uno sport bellissimo e il campanilismo che c’era tra le tifoserie, per esempio, di Giulianova e Teramo era bellissimo, io stesso facevo degli sfottò assurdi quando andavo al mare. Questo è quello che va vissuto. Il salto di qualità si fa quando capiamo che deve finire tutto nel campanilismo. Ma quando può sfociare in qualcosa di diverso che è quello di cui abbiamo parlato oggi, non siamo nella direzione giusta”.
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