In Rafa we trust: tutti, ma proprio tutti, dall’alto della panchina in basso, da Ulivieri in giù, dal Napoi ch’è stato a quello che ora vive: «Perché il grande successo di Benitez è stato quello di aver sdoganato il calcio dalla paura: prima c’era un tabù, ora c’è la consapevolezza che bisogna tentare di farcela attraverso il gioco. Bisogna crederci. Il salto di qualità è avvenuto». Visto da lontano, da quello scranno presidenziale (dell’assoallenatori), la svolta «epocale» è in quel señor che se ne è stato buono-buono e che zitto-zitto s’è portato a casa la Coppa Italia, il preliminare di Champions League e offerto centoquattro reti che lasciano il segno: « A me sembra che questo sia il dato più significativo della stagione del Napoli: Benitez ha avuto il pregio di intervenire su un ottimo lavoro, quello lasciato in eredità da Mazzarri, e poi di intervenire attraverso le proprie convinzioni, il proprio credo, la sua personale cultura. Il suo contributo è stato indiscutibile. Il Napoli si è distinto per aver battuto strade nuove: quella di pensare a cogliere i risultati attraverso un attaggiamento propositivo».
COSI’ SI FA. In Rafa we trust e però anche in De Laurentiis, perché il calcio del Terzo Millennio che Renzo Ulivieri osserva, studia e analizza ha scoperto nuovi sentieri da un decennio in qua. «Ho ascoltato quello che ha detto De Laurentiis a proposito di Mascherano ed è un discorso inappuntabile. Il passaggio-chiave è nella creazione della base, di una struttura solida che ha radici nella politica: non è più possibile, ammesso che lo sia stato mai, fare follie; non si possono dilapidare i patrimoni. Si può vincere, e il Napoli l’ha confermato, attraverso l’idea d’un calcio diverso. E pure questo va condiviso».
Ieri, oggi, domani: ad Amalfi, c’è un incrocio generazionale, c’è il passato di Ulivieri e c’è il futuro che il Renzaccio di San Miniato, profeta per una sola (sfortunata) stagione – 1998 – prova a leggere tra le pieghe di ciò ch’è appena stato il Napoli: «Ho l’impressione che per essere ulteriormente competitivi serva qualcosa in difesa. Ma è ciò che ho visto in varie circostanze e spesso in tv: il termomento della situazione ce l’ha chi vive il campo quotidianamente e conosce da dentro i pregi e i limiti della squadra». In Rafa ci credono, pure Ulivieri…
Si chiude oggi ad Amalfi, nello splendido scenario del Gran Hotel «il Saraceno», la seconda edizione di «Football Leader» che ieri sera ha vissuto la serata di gran gala con le premiazioni dei personaggi maggiormente distintisi quest’anno.
BENITEZ. Dopo aver consegnato martedì ad Aurelio De Laurentiis il «Financial fair play», l’evento è sceso in campo, con i riconoscimenti per gli atleti e i tecnici che si sono distinti nell’ultima stagione: la panchina giusta è andata a Rafa Benitez, rappresentato dal suo vice Fabio Pecchia e però presente con un simpatico video messaggio; il leader in campo è stato ritenuto Sergio Pellissier del Chievo; il leader under 21 è stato Domenico Berardi del Sassuolo, mentre «the first» è stato Beppe Iachini, fresco di promozione con il Palermo in serie A. Premi speciali ad Andrea Carnevale, a Edy Reja, a Fulvio Collovati e a Roberto Cammarelle.
E chiusura con il botto: Lino Banfi, che ha ricevuto il tesserino ad honorem d’allenatore, lui che ha con Oronzo Canà rappresentato i vizi e le virtù di un tecnico, ha trovato squadra: gliela ha offerta Edoardo Garrone, premio fair play, che gli ha simpaticamente prospettato la possibilità di allenare i giovani della Sampdoria.
Fonte: Corriere dello Sport
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