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Follia ultrà: Genoa a porte chiuse per due turni

Undici Daspo: stop di 5 anni ai leader delle curve. Abete: resa Preziosi: no, solo buonsenso

Scattati i primi Daspo, la Figc indaga su calciatori e dirigenti, il giudice sportivo Tosel fa giocare il Genoa a Marassi per due turni a porte chiuse. E non è finita. Il giorno dopo la vergogna di Marassi, con Genoa-Siena sospesa per volere degli ultrà rossoblu, le reazioni sono più lucide e incisive, con provvedimenti necessariamente esemplari.
Forse nemmeno Enrico Preziosi, presidente del Genoa, aveva immaginato conseguenze così dure. Perché un conto è andare a giocare nelle vicinanze di Genova, magari sostenuti da qualche appassionato tifoso sano, un altro è provare a salvarsi dalla B nel rimbombo del silenzio di Marassi. Ma questo avverrà in occasione delle sfide contro Cagliari e Palermo. Domani il Genoa fa visita al Milan e si sta allenando – guidato da Gigi De Canio, subentrato ad Alberto Malesani – sul campo dell’Inter.
Provvedimenti sulla società e provvedimenti sui tifosi delinquenti. Il questore di Genova, Massimo Maria Mazza ha firmato i primi 11 Daspo (Marco Cobretti, detto Cobra e Fabrizio Fileni, detto Tombolone, leader del gruppo storico genoano Armenia 5 Rosso i due più conosciuti) e ne sono attesi tanti altri (la Digos sta identificando gli altri tifosi colpevoli). Si tratta di un divieto ad assistere alle manifestazioni sportive per cinque anni con obbligo di firma, un provvedimento che per il presidente Preziosi è «come prendere un’aspirina». I reati: danneggiamento, lancio di oggetti pericolosi, violenza e interruzione di manifestazione sportiva. Anche l’Uefa è al corrente degli incidenti occorsi domenica a Marassi ed ha chiesto spiegazioni alla Figc: la procura federale intanto ha aperto un’inchiesta su dirigenti e calciatori. Chi ha autorizzato i giocatori a togliersi le maglie?
Sui fatti di Genova ha preso posizione il ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri. «La polizia ha agito con molto equilibrio. In alcune circostanze intervenire può produrre danni di gran lunga superiori. Può darsi che il sistema non abbia funzionato ma sarebbe semplicistico addossare tutte le responsabilità alla polizia».
Dopo il triplo «vergogna» di domenica, è tornato sulla questione anche il presidente del Coni, Gianni Petrucci: «Abbiamo dato una dimostrazione di come si può rovinare lo spettacolo più bello del mondo. Bene farà il presidente federale Abete a prendere tutte le iniziative del caso, siamo a un punto di non ritorno». Chiamato in causa, ecco Abete e i suoi provvedimenti. Convocato d’urgenza il consiglio federale, tanto per cominciare. «Non è pensabile – sostiene il presidente – che il mondo del calcio ceda a un ricatto davanti a soggetti identificabili. Il problema è che questi episodi vanno denunciati, altrimenti scatta un meccanismo omertoso che può creare danni al mondo del calcio. A Genova si è visto un qualcosa di inaccettabile, la resa davanti a una violenza». Il riferimento di Abete è chiaramente a Preziosi, che domenica avrebbe avallato lo «spogliarello» dei suoi giocatori. «Si è solo usato il buon senso per evitare che accadesse qualcosa di veramente spiacevole. C’era gente in campo e sono state lanciate bombe carta», la replica del presidente del Genoa. «La polizia non ci ha detto di non toglierci le maglie. Non voglio fare polemica, ho solo detto che, se le maglie da dare ai tifosi venivano sostituite da altre casacche, le avremmo regalate per far stare tutti tranquilli. Dopo quello che è successo, devo capire se valga la pena continuare a investire in un mondo dove ci sono queste persone. Davanti a certi spettacoli ti senti impotente. Purtroppo il calcio è in mano a cento padrini, bisogna sconfiggerli una volta per tutte».

Fonte: Il Mattino

La Redazione

M.V.

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