Come nella scorsa edizione della Champions League, il Napoli tornerà in Ucraina nella prossima fase a gironi della massima competizione europea. L’urna di Montercarlo ha consegnato agli azzurri lo Shakhtar Donetsk. La società, fondata nel 1936 da un gruppo di minatori della regione di Donbass, fino al 1991 rappresentava l’Unione Sovietica nelle competizioni europee e per questo è anche conosciuta con il nome russo di Šachtër (Шахтёр).
La squadra
Paulo Fonseca, al suo secondo anno a Donetsk, continua a ripercorrere le orme di Lucescu, storica guida dello Shakthar. La formazione tipo è un 4-2-3-1 con ispirazione offensiva. In porta Andriy Pyatov, 33enne portiere ucraino, al decimo anno di fila con il club. Nel ruolo di terzino destro lo storico calciatore croato, Darijo Srna, allo Shakthar dal 2003. Coppia di centrali ucraina con Kryvstov e Rakitsky. Sull’out sinistro il brasiliano Ismaily. Il centrocampo a due è affidato a Stepanenko e Fred, brasiliano classe ’93 ed uno dei gioiellini della squadra ucraina. Il tridente dietro la prima punta è composto da Marlos, Kovalenko e la stella Bernard, trequartista 24enne brasiliano con grande intelligenza tattica ed uno spiccato senso per l’assist. La prima punta è l’argentino con passaporto italiano Facundo Ferreyra. Resta quindi l’impostazione sudamericana per la squadra ucraina, la più fantasiosa delle formazioni d’est europa, con una chiara influenza brasiliana.
Lo stadio
Da metà dello scorso campionato lo Shakhtar Donetsk gioca nello Stadio Metalist di Charkiv. Un impianto da 41.411 posti a sedere, costruito nel 1925 ma ristrutturato nel 2009 in occasione degli Europei di Calcio di Polonia e Ucraina del 2012. In realtà è dal 2014 che lo Shakhtar gioca “in trasferta”. L’impianto originale della formazione ucraina è la Donbad Arena, struttura moderna da oltre 50mila posti a sedere e tra i 25 stadi ad aver avuto la massima riconoscenza UEFA con l’assegnazione delle 5 stelle. Nel 2014 a causa della guerra dell’Ucraina orientale, l’impianto è stato seriamente danneggiato nella facciata nord-ovest a causa delle esplosioni di due bombe nel corso dei combattimenti tra filorussi e forze governative ucraine.
Una scelta politica
Lo Shakhtar Donetsk è anche noto per la sua tifoseria e per i rapporti tra gli ultras e gli estremisti di Donetsk e il 15 agosto 2014, il giorno del Derby contro l’Olimpik Donetsk, i tifosi dello Shakhtar, “quasi tutti con passamontagna e magliette nere, cantavano canzoni nazionaliste lanciando fumogeni in campo” (New York Times). Il presidente Rinat Achmetov è noto per gli ottimi rapporti di amicizia che per anni ha avuto con l’ex presidente dell’Ucraina Viktor Yanukovich, deposto nel febbraio 2014 ed è l’unica ragione per cui la società è rimasta in piedi, visto che da due anni gioca lontana da Donetsk, città diventata uno dei centri nevralgici degli scontri tra milizie filo-russe ed esercito ucraino. In tutta la regione del Donbass, il presidente Akhmetov ha acquistato rispetto e ammirazione non solo per le sue attività imprenditoriali che per i suoi investimenti con lo Shakhtar. Da quando la guerra è arrivata a Donetsk, la società ucraina, per volere di Akhmetov, distribuisce regolarmente generi di prima necessita nei parcheggi sotterranei dello stadio per un investimento di circa 15mila euro ogni mese. Per questo lo Shakhtar Donetsk, nonostante la sua rosa sia prevalentemente composta da calciatori stranieri, è diventato il simbolo di unità nazionale ucraina.
A cura di Andrea Cardone.
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