Antonio Floro Flores. Uno con un cognome così si sarebbe di certo trovato a suo agio nel Napoli spagnoleggiante di Rafa Benitez. L’unica cosa certa è che la sua potenziale ascesa nella squadra azzurra avvenne nel momento sbagliato. Siamo nei primi anni 2000, a Napoli è appena andata in archivio l’era Ferlaino e, tra le promesse di Corbelli e i fallimenti sul campo e fuori, comincia quello che sarà l’ultimo quinquennio del vecchio Napoli. Gli azzurri sono appena stati promossi in Serie A e, dopo una campagna acquisti di spessore, c’è già chi comincia a volare alto, troppo alto. I risultati però non arrivano, il Napoli comincia pericolosamente a navigare nei bassifondi della classifica, e i tanto decantati acquisti steccano di partita in partita. In un Roma-Napoli avviene l’esordio di Floro Flores con la maglia azzurra. Non ancora diciottenne viene mandato da Mondonico in campo per un disperato tentativo di rimonta. Non servirà a nulla, il Napoli perderà 3-0, ennesima sconfitta in un campionato che sancirà il ritorno in B dopo una sola stagione. Qui il purgatorio comincia mano a mano a tramutarsi in inferno. L’immediata risalita in A sfugga per poco, Corbelli molla la presidenza, gli subentra Naldi. L’imprenditore alberghiero si trova a dover fare i conti con una situazione disastrata. E se in società le cose vanno male, in campo vanno ancora peggio. Campagne acquisti scellerate, allenatori esonerati e poi richiamati. Un biennio da dimenticare. Ma si sa, è proprio in queste situazioni che può nascere qualcosa di interessante. Napoli, da sempre è una fucina di talenti, e Floro Flores sembra poter essere l’ennesimo talento sfornato dal settore giovanile azzurro. Parallelamente al declino dei vari Savoldi, Pasino e Rastelli, il ragazzotto dal cognome spagnolo comincia a mettersi in mostra e a segnare i primi gol. Nel 2003/04 però Agostinelli lo relega in panchina, così a Gennaio viene mandato alla Samp, con la promessa di riportarlo a Napoli a fine stagione. Non accadrà, a Napoli tornerà solo da avversario. Quell’estate infatti la SSC Napoli fallisce. Dopo un improbabile team messo su da Gaucci, il Napoli viene preso dalle ceneri del fallimento da Aurelio De Laurentiis. Floro Flores decide così di emigrare prima al Perugia e poi all’Arezzo. Qui la sua esplosione calcistica. In due anni segna la bellezza di 28 gol, tanto da attirare le attenzioni dell’Udinese. In Friuli forma un tridente tutto napoletano con Di Natale e Quagliarella, mettendo in mostra anche discrete doti di uomo-assist. Verrà poi mandato al Genoa (10 gol in mezza stagione), prima della parentesi poco fortunata al Granada, succursale spagnola dei Pozzo. Ritorno ad Udine e nuovo passaggio in Liguria, stavolta meno fortunato a causa di un infortunio. Ed ecco che infine Floro Flores si accasa al Sassuolo. Mercoledì molto probabilmente non sarà della partita per problemi fisici, mancando da avversario l’appuntamento in quello che poteva essere il suo stadio, se solo il destino avesse avuto in serbo qualcosa di diverso per lui.
A proposito di destino avverso, ma soprattutto di tenacia e volontà messe in campo per superare anche i momenti no, non può non destare curiosità la storia di Raffaele Pucino. Anche lui vive la sua esperienza a Napoli negli anni a cavallo tra vecchio e nuovo Napoli. Assiste al fallimento della società di Naldi, ma viene comunque riconfermato nel nuovo Napoli Soccer, nella categoria Giovanissimi, prima Regionali e poi Nazionali. Una carriera giovanile che sembra in ascesa, ma il destino gli gioca un brutto scherzo. In allenamento si rompe tibia e perone. Un luno stop che lo porta ai margini della squadra. Al suo ritorno cambia tutto. Il nuovo mister non lo considera, preferendogli ragazzi più pronti dal punto di vista fisico. E così Pucino è costretto ad emigrare ad Empoli. Qui, nella categoria Allievi, collezione pochissime presenze, tanto da restare solo un anno. Decide però di rimettersi in gioco nuovamente in Campania, alla Casertana per la precisione, in Serie D. Due presenze in prima squadra non sono però abbastanza per convincerlo a rimanere. Ha bisogno di continuità, di una società che gli dia fiducia. Ed ecco chematura la decisione di scendere in Eccellenza con l’Atletico Nola. Titolare quasi per caso in un match contro la Real Ortese, Pucino a 17 anni non abbandonerà il suo posto nell’undici nolano. Una serie di incredibili prestazioni lo portano anche nel giro delle nazionali giovanili. Ed ecco che a lui si interessa l’Alessandria. Valigie pronte e partenza per il Piemonte. Il passo successivo sarà geograficamente breve, ma importantissimo dal punto di vista della carriera. Da Alessandria a Varese. È Serie B, palcoscenici nazionali. E Pucino non si lascia sfuggire l’occasione di mettere in mostra le sue qualità, tanto che metà del cartellino è acquistato dal Chievo. A settembre arriva la grandissima occasione. Pucino passa al Sassuolo nelle ultime ore di mercato. Finalmente è Serie A. E forse l’esordio potrebbe proprio avvenire al San Paolo, lo stadio che sognava da ragazzino, prima che quell’infortunio cambiasse la sua storia.
Servizio a cura di Giancarlo Di Stadio
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