Antonio Floro Flores, ospite di Casa Di Marzio, si racconta a 360 gradi. L’attaccante ricorda la sua esperienza nell’Udinese, una squadra piena di grandi talenti: “Quando giocavo con l’Udinese siamo usciti sempre ai preliminari di Champions e non siamo mai riusciti a giocarci quella competizione, possiamo dire di essere stati l’Atalanta dello scorso decennio. Insieme al Genoa è la squadra più forte dove ho giocato. C’erano grandi scintille tra Sanchez e Benatia, due che avrebbero fatto una grande carriera. Sanchez prendeva un sacco di randellate ma nessuno riusciva a buttarlo giù. Aveva un talento immenso. Quest’anno l’infortunio l’ha penalizzato, con l’esplosione di Lautaro la vedo dura per lui in questa stagione” .
Il classe 1983 ripercorre quei primi anni a Napoli, agli albori della sua carriera, fatta di qualche sbaglio di troppo: “A Napoli vivevo sugli allori, sbagliavo amicizie e non pensavo solo a giocare a calcio. Li ho commesso errori. È l’unico rimpianto della mia vita. Presi 10 kg in un mese. Tornai a casa e mia madre non mi riconosceva. Prima di incontrare Zeman pesavo 67 chili... Ad Arezzo sono esploso. Giocavo con continuità, la gente mi voleva bene. Sentivo la fiducia di tutti. Di Genova mi piaceva lo stadio, la Juve è la Juve. Ho rifiutato la Juventus perchè avevo bisogno di giocare con continuità e quindi ho scelto Genoa. Mi dava più garanzie”.
“A Genova – prosegue Floro Flores – ho trovato il mio habitat ma dopo i 6 mesi non mi hanno riscattato perché dovevano pagare troppi soldi e hanno fatto altre scelte. A Genova ho fatto anche il mio gol più bello sotto l’incrocio tirando dal fondo contro il Cesena. Un gol della madonna” . Poi l’esperienza negativa in Spagna, nata da un problema personale: “A Udine non avevo più rispetto per Guidolin e per non venire alle mani ho chiesto di essere ceduto. Ho fatto una scelta sbagliata per scappare via andando a Granada. Ho messo in secondo piano la mia famiglia. Poi con Zeman sono diventato un armadio”.
L’attaccante ricorda alcuni compagni di grande talento delle tante squadre italiane con cui ha giocato, sofferto, gioito: “Ho giocato con giocatori fortissimi come con Di Natale, Quagliarella, Sanchez, Denis, Amoruso. Ma come Edmundo al Napoli nessuno. A volte ora gioco a calciotto con Totti. A Roma è come il Papa, è una gran persona e deve sempre camminare con gente intorno”. Speciale il suo rapporto con Paolo Cannavaro: “Ci facevamo un sacco di scherzi l’un l’altro. Spontanei, non programmati. A volte si nascondeva negli armadi delle camere d’albergo e usciva all’improvviso. Quanti insulti si prendeva. Ma è un ragazzo d’oro, sempre positivo. Puoi contare su di lui. A Sassuolo era lui la figura fondamentale nello spogliatoio”.
Fonte: GianlucaDiMarzio.com
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