Bambini nel tempio: in quel santuario del calcio che celebra la «rivoluzione», un’ora e mezza da profeti d’una Patria che chiama. Roma o Napoli, chi potrà mai dirlo; però Florenzi e Insigne, così diversi eppure così tremendamente eguali, già simboli d’una rinascita, pardon di due, certificata dal campo. Si gioca ed è già un bel vedere, scrutando negli occhi gli sguardi della meglio gioventù del calcio italiano – loro e Verratti e Giuseppe Rossi e Balotelli e quant’altri ancora – ma comunque gli antesignani d’una trasformazione generazionale che attecchisce ovunque, soprattutto nel giardino di casa propria. E’ un testa a testa da perdersi dentro, è l’ennesima sfida da giocarsi un po’ soli contro tutti, persino contro i luoghi comuni, le diffidenze inevitabili scatenate – talvolta – dall’esterofilia e abbattute aggrovigliandosi su un pallone e portandoselo a letto per usarlo a mo’ di cuscino e concedersi sogni d’oro.
CRISTALLO DI BOEMIA – Florenzi e Insigne, i figlioletti di Zeman, le scommesse d’un «maestro» che ha sfornato allievi in età (quasi) preadolescenziale, centrocampisti o attaccanti (o anche difensori) ma cosa volete che sia, l’importante è che sappiano giocare al calcio e che imparino certi codici di comportamento (tattici, etici). Florenzi e Insigne so’ bravi, quelli che concederesti come fidanzato di tua figlia, cresciuti a pane e pallone, però partendo dalla provincia, dunque dalla gavetta, andando a scovare in C e/o in B i trucchi del mestiere, mangiando pure un po’ di polvere però per approdare all’altare del calcio, lì nell’Olimpo degli dei, in Roma-Napoli, ch’è la loro partita, perché per entrambi quella maglia indossata è una seconda pelle che scalda e magari brucia anche un po’.
LA SANA PROVINCIA – La rivincita è nel codice genetico, giovanotti che conoscono la dimensione della provincia, uno è di Acilia e l’altro è di Frattamaggiore, atleti «dentro», piccoli giganti capaci di scalare le montagne del football partendo da lontano o anche dal basso, e però aspettando che scocchi l’ora (e mezza) giusta. Florenzi e Insigne: a modo loro due «fenomeni» che ce l’hanno fatta, che ora si tuffano in quella dimensione onirica ch’è Roma-Napoli, non un «derby» qualsiasi ma la partitissima da affrontare a petto in fuori, accelerando, andando a cercare sempre il prossimo dribbling (auspicato da Prandelli: «per quello che sa fare, ora che sta bene, Lorenzo può fornire palloni utili a chi sta là davanti» ), senza macchie e senz’alcuna paura. Perché il calcio oltre Totti & Higuain è un made in Italy o, se gradite, un made in Sud che si sviluppa tra Crotone, Foggia e Pescara, che esplode in maniera fragorosa tra Roma e Napoli, che approda per una notte (un’altra ancora) tra le braccia di Prandelli e che dev’essere plasmato compiutamente da Garcia e da Benitez.
IL CLIMA – Florenzi e Insigne, sempre loro e di nuovo loro: dopo aver vissuto la vigilia di Italia-Armernia in un San Paolo bipartisan, cori per il «Lorenzino loro» e però anche per qualsiasi altro azzurro, stavolta senza distinzioni, né slogan e men che meno uno sfottò. Un migliaio nel settore distinti durante la rifinitura ad aspettare una macchia d’azzurro (nazionale) per stasera e poi si vedrà in quanti staranno lì per goderseli e per far felice il Ct: « Napoli quando tifa è il dodicesimo uomo in campo» . E due di questi, Florenzi e Insigne, saranno poi carissimi nemici: è la giovine Italia, è Roma-Napoli: Florenzi & Insigne, il tandem d’una felicità.
Fonte: Corriere dello Sport.
La Redazione.
D.G.
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