Calcisticamente non è certo una vittoria. Ma, forse, neppure uno 0-0. La ”squadra” di Diego Armando Maradona che parla di «vittoria a metà» incassa dalla commissione tributaria provinciale di Napoli un verdetto che dice: il debito del campione argentino scende da 40 milioni a 34,2, ma il Pibe deve pagare. E la cancellazione di oltre 5 milioni di euro non soddisfa, la difesa del campione annuncia che il match del Pibe potrebbe arrivare ai supplementari. Se non addirittura ai rigori.
Ieri la sentenza della commissione, presidente Gaetano Annunziata: il debito con Equitalia di Diego si riduce in virtù di un parziale accoglimento del suo ricorso solo per alcune cartelle. La difesa del Pibe attacca: «Andremo in appello per ottenere la cancellazione di tutto il debito illegittimo», dice l’avvocato Angelo Pisani. La commissione tributaria ha annullato solo 4 delle 6 cartelle contestate al Pibe. Sulle altre due Maradona dovrà pagare. E questo sarà oggetto del nuovo ricorso: «Maradona non è evasore – dice Pisani – di questi 34 milioni, 29 sono solo interessi. Le notifiche delle cartelle come l’originario accertamento fiscale non esistono. La sentenza è contraddittoria e illogica» e sarà «impugnata innanzi a tutte le autorità. Le notifiche delle cartelle, come l’originario accertamento fiscale, non esistono».
Poi la difesa osserva: «Il Pibe vince sulla illegittimità delle notifiche di alcune cartelle che Equitalia voleva ingiustamente addebitare al campione il che dimostra come Maradona non avesse mai avuto conoscenza di tali addebiti, mentre le altre due cartelle degli anni ’90 non sono state cancellate perché poi notificate tramite avvisi di mora sui quali la Cassazione aveva escluso la possibilità di difesa».
È la partita dei ricorsi che scotta. Nel 2005 la Cassazione dichiara l’inammissibilità di impugnare avviso di mora sul quale invece Diego fece ricorso. I giudici hanno accolto la tesi difensiva sostenuta dalla Direzione regionale della Campania e dalla Direzione provinciale di Napoli e il ricorso di parte limitatamente a quattro cartelle, relative ad atti impositivi emessi dalla Direzione Provinciale Roma 1, aventi ad oggetto tasse ed imposta di registro definiti dall’organo giudicante di «importi modestissimi», ricorso accolto per vizi di notifica. «Sentenza illogica – dice Pisani – ingiusta, nega il regolare diritto di difesa del contribuente. I giudici di primo grado hanno erroneamente considerato una precedente sentenza del 2005 successiva a quelle del 94 e del 92 favorevoli a Maradona e che sono immodificabili», sottolinea con Pisani l’altro difensore Angelo Scala.
Il secondo tempo di questa partita vedrà l’appello alla commissione tributaria regionale. Quindi è possibile il ricorso in Cassazione e poi alla Corte di Giustizia europea. Ma occhio a due date 20 e 28 giugno. Maradona dovrebbe venire in Italia nella prima perché ha chiesto un incontro con il presidente della Repubblica, quindi tornare a fine giugno per partecipare a «Porta a Porta». Rischia il pignoramento? «È uomo libero verso il quale non esiste alcun efficace titolo esecutivo», dice Pisani.
Il quale peraltro avverte che «si continua a negare giustizia solo per Maradona, senza che nessuno, abbia avuto mai modo di vedere la documentazione, in realtà inesistente e fantasma, relativa ai presunti accertamenti fiscali», che poi chiede «una commissione parlamentare di inchiesta, prima che del caso si interessi la corte europea dei diritti dell’uomo. Il debito non esiste».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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