Fischi, timidi, all’intervallo. E fischi, sonori, al novantesimo. Il Napoli non scartoccia il regalo spedito da Roma a firma di Totti, rosicchia solo un punticino alla Juve e provoca il malumore dei tifosi. Fischi ieri, come fischi erano stati quelli di giovedì dopo la figuraccia in Europa League: il San Paolo non metabolizza il momento-no della squadra, la fase d’involuzione del Napoli è abbastanza evidente.
Fischi d’amore? O di rabbia per l’ennesima occasione sprecata? Commenta il ds Bigon: «Siamo rammaricati, sappiamo che la vicinanza del nostro vero pubblico c’è. Le curve hanno assolutamente sostenuto la squadra anche a fine partita, perché hanno applaudito e ringraziato i giocatori anche a 0-0 ottenuto. Siamo tranquilli, poi sappiamo che il tifoso napoletano è passionale e magari al 90’, quando l’arbitro fischia, gli viene un impeto di rammarico». Mazzarri e la squadra ci sono rimasti male, facile intuire il pensiero degli addetti ai lavori: ma come, lottiamo per lo scudetto, siamo secondi in classifica e i tifosi ci contestano? Situazione in verità paradossale, quanto meno discutibile, sta di fatto che lo spogliatoio l’ha presa male.
Il primo a manifestare il disagio è stato De Sanctis, che ha iniziato a battibeccare con parte del pubblico della curva A e dei distinti. Il primo tempo del Napoli non è stato di quelli memorabili, le solite amnesie e mancanza di cattiveria che in pratica hanno consegnato metà partita nelle mani degli avversari. I mormorii della gente che vedevano la Samp attaccare si sono trasformati in fischi quando proprio il portiere azzurro ha evitato il gol su un sinistro dalla distanza di Sansone. De Sanctis si è girato verso i contestatori gesticolando in maniera abbastanza eloquente, quasi a voler dire: parlate, fischiate, ma cosa avete da contestare? E poco è mancato che sul corner successivo non ci scappasse il gol, con l’uscita sbagliata del portiere, il colpo di testa di Costa e il salvataggio sulla linea di Behrami.
Poi è arrivato l’intervallo, banco di prova abbastanza significativo per valutare il termometro della tifoseria. Più disapprovazione che incoraggiamento, gli azzurri sono rientrati negli spogliatoi convinti comunque di aver interpretato male la prima parte della gara. Non è andata meglio nella ripresa, nonostante il cambio di ritmo dettato alla gara dal Napoli e qualche buona occasione per andare in gol. Inler e Mesto tra i più bersagliati dal pubblico per via di una prestazione opaca condizionata da un’infinità di passaggi sbagliati. La rabbia per non aver accorciato ulteriormente le distanze in classifica dalla Juventus è venuta tutta fuori quando Doveri ha messo fine al match: fischi impietosi da gran parte del San Paolo, timidi applausi solo da pochi spicchi delle curve. Mazzarri non si capacita, getta un’occhiataccia a tutto lo stadio, l’evidente smorfia del viso tradisce tutta la sua delusione. C’è Cavani al suo fianco e l’allenatore pare sfogarsi così: «Ma cosa hanno da fischiare?». Il Matador ascolta, non risponde, a precisa domanda sull’argomento replicherà negli spogliatoi in maniera diplomatica: «Stavamo parlando delle condizioni del terreno da gioco». Rientrando negli spogliatoi, chiaro il gesto di disapprovazione di Mazzarri per i fischi. Poi il tecnico non è andato davanti a microfoni e taccuini: febbre, il Napoli ha informato che oggi potrebbe non allenare a Castelvolturno proprio perché colpito da influenza.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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