La consuetudine ha sempre voluto che l’annuncio delle formazioni fosse fra i momenti di maggiore festa, entusiasmo e unità d’intenti per le uscite del Napoli al San Paolo. Stavolta però – proprio all’ultima di campionato – non è stato così: come c’era da temere, parte dello stadio ha riservato subito sonori fischi alla proclamazione del nome di Lavezzi, creando un certo imbarazzo. Per un po’ il Pocho ha giocato senza distrazioni, ma poi, ai primi errori, è stato beccato dal pubblico della Curva A, che addirittura lo ha “aspettato” per fischiarlo quando, nella ripresa, si è ritrovato da solo dalla bandierina a battere un corner. Con un eloquente scroscio di applausi al calcio d’angolo seguente, alla cui battuta si è presentato Marek Hamsik, fresco di rinnovo. C’è da dire che i fischi ripetuti all’indirizzo di Lavezzi sono stati controbilanciati da incitamenti provenienti da un’altra parte dello stadio, e infine da un paio di cori in nome del “Pocho”.
Se è vero che ci sarebbe da riflettere su un trattamento un po’ impietoso (e forse ingrato) per un calciatore che ha dato tanto al Napoli, è altrettanto vero che le dinamiche di un addio ormai annunciato si sono svolte senza la dovuta chiarezza, quella necessaria per concludere in modo sereno e meno traumatico un rapporto. E in fondo i fischi potrebbero persino offrire al diretto interessato l’occasione di un pretesto, per giustificare la sua scelta confermando presunte pressioni da parte della tifoseria, che ha già lamentato e che avrebbero reso difficile e poco tranquilla la vita sportiva e privata di Lavezzi.
Ma al di là di ogni congettura o psicologismo, ciò che più conta è che la stagione non è ancora finita, visto che manca ancora l’importantissima finale di Coppa Italia. A questo punto, il traguardo più importante della stagione. E sarebbe un peccato distrarre e demotivare un giocatore che potrebbe ancora essere determinante per il Napoli. Una punizione un po’ prematura quella riservata a Lavezzi, e si sa, la fretta è cattiva consigliera.
Lorenzo Licciardi
