L’eredità (pesantissima) va assegnata ad uomini con le spalle forti, un curriculum vitae di assoluto rispetto e un fascino (tecnico e però anche mediatico) che «spacchi» in due il video: e allora, serve un «mostro» dell’area di rigore, serve un attaccante che abbia «le phisique du role», serve un bomber super, serve un SuperMario Gomez che ha le qualità indicate, che ha un’età (28) per nulla distante dai parametri del progetto, che guadagna tanto ma non quanto possa far impallidire un club ormai entrato in quella fascia alta-altissima per i propri top player. All’attacco, certo: perché ora che il gioco s’è cominciato a far duro, bisogna duramente mettersi al lavoro, raschiare il fondo del mercato e metterlo sottosopra, però partendo dalla cima della propria lista della spesa.
PERCHE’ LUI – Mario Gomez, dunque: che ha nella propria bacheca l’ultima Champions, che ha vinto la Bundesliga e tutto ciò che c’era da conquistare in Germania, che ha il fiuto del gol utile per non alimentare preoccupazioni, che è ormai sull’uscio del Bayern, con il quale De Laurentiis ha rapporti semplicemente idilliaci: la cifra da investire è rimarchevole ma accessibile (venti milioni di euro più i bonus), l’ingaggio è considerevole però perfettamente in linea con il valore assoluto del personaggio (quattro milioni di euro) e poi c’è la connotazione tattica, quella intrigante abitudine ad essere letale nei sedici metri, quella entusiasmante capacità di saper essere leader. Gomez, perché è d’impatto (innanzitutto all’interno d’una squadra che vuol restare tra le elette); e perché con Rummenigge c’è sintonia, c’è empatia, c’è una naturalezza nell’accomodarsi al tavolo e disquisire che finirebbe per facilitare il dialogo. IL SOGNO – Difficile e chissà quanto impossibile: si chiama Luis Alberto Suarez (26) è nato pure lui a Salto in Uruguay, in una terra evidentemente prolifica ed è il centravanti che ha stregato Benitez (e non solo). C’è concorrenza agguerrita, c’è una clausola imponente, però c’è anche la tentazione di starsene sulla riva del mercato e aspettare: perché i sogni – si sa – non possono essere ordinati.
WHO IS? – Gomez è stato designato a rappresentare il futuro, ma poi c’è il mercato con le sue insidie, le sue variabili impazzite e gli insospettabili impedimenti costituiti dalla presenza (seria) della Fiorentina, che ha un bel vantaggio: il piano-B è quindi inevitabile e conduce, chiaramente, ad Edin Dzeko (27), il centravanti egualmente fisico sul quale eventualmente andare a poggiare le proprie ambizioni, un colosso che sa come districarsi nell’area avversaria, che sa fare reparto da solo, che il Napoli ha già provveduto ad avvicinare, che Bigon è andato direttamente a trattare in Inghilterra in tempi non sospetti, ancor prima che Cavani divenisse un’utopia per il City.
LE SORPRESE – La strategia di Bigon è ampia, conduce ovunque, approda di nuovo in Germania, per capire se Robert Lewandowski (25) è in uscita dal Borussia Dortmund e se ha estimatori pronti con la valigia per depositare i venticinque milioni di euro che servono per prenderlo; e però, poi, c’è comunque uno sguardo in Brasile, per avere informazioni su Leandro Damiao (24) che ha comunque un suo indice di gradimento non trascurabile. E’ però un po’ distante nelle preferenze del Napoli, che ha comunque sondato l’entourage di Stevan Jovetic (24), attaccante atipico, meno centravanti rispetto agli altri pretendenti a quel trono da capocannoniere che sta per essere lasciato vacante e che richiede – indiscutibilmente – un supergoleador, semplicemente un super Mario.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
M.P.