Fiorentina-Napoli, è la notte di Gabbiadini. Gesto verso il settore dei napoletani

Ha risposto come Bartleby lo scrivano. Come scrive l’edizione odierna de “Il Mattino” non c’è stato verso di fargli cambiare idea. «No, preferirei di no». Non doveva parlare, lui non parla mai. Ma qualcuno prova a fermarlo mentre va via travestito da Calimero, la testa nascosta da un cappello. È l’eroe della sera. Quasi un eroe per caso. Non giocava dalla gara col Benfica, non segnava dalla gara con il Besiktas e in campionato aveva fatto gol solo al Chievo e poi basta. Torna a farlo all’ultimo secondo di quella che con grande probabilità sarà l’ultima gara con la maglia azzurra. Il calcio non è la vita. Nella vita un destino può sterzare, capovolgersi, in una manciata di secondi. Nel calcio no. È tutto scritto ormai: Manolo andrà via, e non sarà certo questo rigore a cambiare le cose. Arriverà Pavoletti e lui andrà in Premier. «Gli auguro ogni bene, nel suo futuro qualunque sia». È un saluto, quello di Mertens, tra i più dolci. È Dries che gli consegna la palla dopo avergli strappato la maglia di attaccante centrale. E Gabbiadini lo abbraccia quando il belga è lì a terra, senza più forze, alla fine della partita. Tutti al Franchi erano lì col fiato sospeso a chiedersi perché calciasse Manolo e non l’uomo dalle uova d’oro, degli 8 gol nelle ultime tre partite in campionato. E Gabbiadini ha colto al volo l’occasione del momento: ci vuole classe, fegato e cuore per calciare un rigore nove minuti dopo essere entrati in campo. E dopo essere stato messo in disparte da Sarri per tutto questo tempo. Come era giusto fare, vista l’esplosione del folletto belga. Ha fatto il suo dovere, Gabbiadini, pur sapendo che andrà via. Era il gol dell’addio, è la notte di Gabbiadini. E fa nulla se è l’ultima notte. Doveva far capire a tutti di che pasta era fatto: ci è riuscito. Alla grande.