Un altro Napoli, un’altra vita. «Quando perdevamo, regalavo biglietti della lotteria ai calciatori per tirarli su di morale». Roberto Fiore, 87 anni, nel salone della sua bella casa di via Catullo prepara la presentazione dell’autobiografia «Chi sono stato?», in copertina la foto dell’ex presidente mentre saluta i tifosi al San Paolo.
Cinquant’anni fa il Napoli vinse la prima Coppa Italia, lei era il manager della squadra.
«Vincemmo il campionato di B e la Coppa, unica squadra della cadetteria nella storia ad aver conquistato il trofeo, battendo formazioni di categoria superiore. Il Comandante Lauro era il proprietario del Napoli, mi aveva affidato la direzione generale mentre la squadra rischiava la retrocessione in C».
Grazie a un giovane allenatore, Pesaola.
«Ex campione del Napoli, era il tecnico della Scafatese. Dopo l’ennesima sconfitta il Comandante lo chiamò per sostituire Baldi, allora era permesso di passare da una squadra all’altra durante il campionato. Era un antesignano, il Petisso: disse subito che avremmo potuto avere undici fuoriclasse, ma che senza lo spirito di gruppo non avremmo mai vinto niente. Io e Pesaola restituimmo fiducia ai giocatori. Racconto un episodio. A Novara, dopo il primo tempo, eravamo in vantaggio per 1-0. Negli spogliatoi trovai Mistone in lacrime. Ragazzo, ma che succede? Dottore, mi rispose, non siamo abituati a vincere… Presi anche alcuni giovani per ridare energia alla squadra. Uno bravo era Gigi Simoni, diventato poi grande allenatore».
Che ricordo ha della finale di Roma contro la Spal?
«La forza di carattere del Napoli e poi la spinta dei tifosi. Non c’erano i problemi di oggi, le partite erano una festa, al San Paolo e in trasferta. Questo è uno dei problemi che i club dovrebbero risolvere. Leggo i dati sulle presenze negli stadi. Basse, quasi dovunque. I prezzi dei biglietti sono troppo alti».
Lauro la “benedisse” quando vinse il campionato e la Coppa Italia.
«Ma quando mi presentai a chiedere i premi per la promozione il Comandante rispose: hai sempre detto che sono calciatori di serie A e ora giocheranno in serie A, quali premi allora? Per un periodo, io uscii dal Napoli. Vi ritornai in un’altra stagione difficile, creando le basi per l’acquistò di due campioni: Altafini e Sivori. Tentai di prendere anche Pelè, presentando al Santos un’offerta da 100 milioni di lire».
Il presidente Fiore come si regolerebbe con Lavezzi?
«Credo che De Laurentiis non possa accogliere la richiesta dell’argentino: cinque milioni di stipendio all’anno sono tanti. E poi il presidente ha già preso Vargas per 11 milioni: un investimento che al momento, comunque, non giustifica la cessione di Lavezzi. Serve una contropartita significativa perché il Napoli deve costruire una squadra da primato».
Tredici anni fa lei presentò con De Laurentiis un’offerta per rilevare il Napoli da Ferlaino.
«Lanciammo l’idea di una Opa, ma allora non c’erano le condizioni. Mi interessai nuovamente al Napoli nell’anno del fallimento. Incontrai Aponte, che mi disse di non essere interessato all’operazione. Poi telefonai a De Laurentiis il 31 agosto. Mi chiese: se prendo il Napoli, faccio bene? Gli risposi: Aurelio, fai benissimo. De Laurentiis dovrà fare altri passi importanti, gli auguro di non sbagliarli. E spero che vinca lo scudetto, come Ferlaino ha fatto nel calcio e io nella pallanuoto, sfatando la maledizione dei presidenti del Napoli…».
Cinquant’anni dopo un’altra finale a Roma.
«Il Napoli è affamato e in questi casi forti motivazioni possono essere decisive. Se di fronte vi fosse stato il Milan, sarei stato ancor più fiducioso sull’esito della partita, perché quei campioni avrebbero potuto essere sazi. La Juve, invece, ha vissuto un lungo periodo senza successi e avrà voglia di vincere ancora dopo lo scudetto. I bianconeri, poi, hanno una migliore organizzazione tattica rispetto al Napoli, a cui in questa stagione è mancata la fortuna, i gol decisivi negli ultimi minuti delle partite».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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