D’accordo, Mazzarri racconta cose vere quando dice che il Napoli è cresciuto e che potendosi permettere l’ardire di preoccupare il Bayern e addirittura strapazzare lo straricco City in Champions, non può più pensare che quella con la Juve sia sempre la partita della vita, ma è vero pure che la storia non si può cancellare in un momento. Insomma, il Napoli ha fatto, sì, enormi passi avanti sulla strada della maturità e della personalità anche europea, chi lo può negare, ma per la gente azzurra del pallone quella strada è ancora troppo corta per considerare la partita con la Juve alla stregua di qualsivoglia altra partita.
ATTESA – Ed è così perché il calcio, soprattutto nelle città del calcio ( e Napoli lo è) non è solo un gioco, ma uno stato d’animo che proprio allo stadio si misura. E da quando il calcio è calcio, per i napoletani Napoli-Juve s’è sempre circondata di particolari attese e di maggiori voglie di successo. Non a caso, quando un giorno fu chiesto a Maradona: quando non sarai più a Napoli che cosa porterai sempre con te di questa tua avventura azzurra?, lui rispose senza pensarci su un solo momento: né scudetti né coppe; ciò che non dimenticherò mai – disse – è la voglia dei napoletani di battere la Juve. E, infatti, eccola l’attesa che monta con l’avvicinarsi della gara. E’ nei discorsi della gente, ma anche nei numeri da stadio. Sono già 53.000, infatti, gli spettatori sicuri per stasera e c’è ancora un po’ di tempo per i ritardatari. Una cifra che è già un record per questa stagione e per il campionato. Battute le presenze della gara con il Milan, resistono soltanto quelle delle notti eccezionali con il Bayern e soprattutto con il Manchester di Mancini e Balotelli.
PASSIONE – Il San Paolo, dunque, si conferma cassaforte azzurra. Cassaforte anche di passione, se è vero com’è vero che stasera, tra Champions e campionato, taglierà il traguardo dei 400mila spettatori in nove gare. Con una media-partita che, invece, per il solo campionato, s’assesta per ora un po’ più in là delle 42mila presenze. Decisamente niente male per un calcio come quello italiano che nell’ultima stagione, in quanto a spettatori, ha avuto un calo complessivo del 6,8 per cento. Il trend del Napoli, infatti, va controcorrente: 40.797 spettatori a partita due stagioni fa, 41.365 nell’ultima e – dato ovviamente parziale ma significativo – 42.047 in questo avvio di nuova stagione.
E tutto ciò nonostante le frenate dovute alla tessera del tifoso (1.500 spettatori in meno a partita per i club maggiori), nonostante le infrasettimanali e gli orari non sempre dalla parte della gente, nonostante le restrizioni per seguire le squadre in trasferta e, a Napoli, anche nonostante l’assoluta inadeguatezza dello stadio.
NUMERI – Ma, piaccia o non piaccia, quando c’è la Juve è un’altra cosa. Quando c’è la Juve i numeri fanno sempre un salto avanti. Capitò così anche nell’anno della B. Due volte in quella stagione i bianconeri furono ospiti a Fuorigrotta: nell’agosto del 2006 per la Coppa Italia e nonostante l’estate ancora piena gli spettatori furono 56.295 e tre mesi dopo in campionato, quando furono addirittura 58.950, sfiorando il tetto massimo consentito, che per il San Paolo è di 60.240 spettatori. E non c’è da meravigliarsi, quindi, se il record di presenze in campionato dell’era De Laurentiis sia legato anch’esso a un Napoli-Juventus. Quello del gennaio scorso.
Quello del tre a zero con tripletta di Cavani, quando gli spettatori – fonte sito del Napoli – furono 60.486. Proprio così: addirittura 246 in più (senza contare i ticket omaggio e tutti gli atri tipi di ingressi consentiti) del numero massimo possibile di spettatori a Fuorigrotta.
La Redazione
A.S.
Fonte: Corriere dello Sport
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