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Finalmente Vargas

Il cileno potrebbe essersi sbloccato

E no, stavolta non è un reality ma è tutto vero e dopo nove mesi di “gestazione” Edu Vargas esce dal cono d’ombra nel quale sembrava fosse stato inghiottito, si sbarazza dell’etichetta d’oggetto misterioso, ignora quegli undici milioni d’euro (utili per acquistarlo) che sembrano costituire una zavorra e decide di mostrarsi per quel che è: uno, due, tre gol tutti in una volta, una grande abbuffata per riparare all’enorme digiuno e infiocchettare il debutto del Napoli-2 in Europa League, la vetrina nella quale esibirsi, senza veli, né paure. Ma sì, non c’è trucco non c’è inganno: c’è un attaccante che emerge dal guscio e dalla timidezza, si esalta grazie anche alla permeabilità di un Aik che in difesa ha corazzieri incollati all’erba (pure quella autentica) e lasciati sul posto con un paio di scatti che ribadiscono la sua capacità da contropiedista e che però stavolta lasciano intravedere anche la perfidia d’un bomber che sembra non avverta (più) alcun timore.

PRONTI, GOL – Il venticello che stravolge i pensieri (ovviamente) scapigliati del giovane Napoli spinge alle spalle e (simbolicamente) dà una mano a partire come ad un razzo che esplode immediatamente, in avvio, sull’onda emotiva d’una attesa prolungata e che Edu Vargas non sostiene più. Pum, arriva un pallone dalla trequarti, l’ha scaraventato lì Gamberini: e su quella traiettoria (6′), il cileno ci va pronto, anche con la postura; aspetta la parabola, la copre dall’eventuale intervento di Johansson, protegge se stesso e l’opportunità con malizia e poi, pam, stavolta randella di suo, nell’angolo lontano, laddove non arriva né Turina, né qualsiasi invisibile avversario che sembra perseguitarlo da gennaio in qua. L’1-0 rivolta il tema della serata, costringe la fisicità svedese a divenire leggerezza, invita il Napoli a starsene sulle sue, a cercare i collegamenti, a cercarsi. Il laboratorio spalancato sull’Europa pare catturare l’attenzione sui volti “nuovissimi” e mentre Mesto ha campo da percorrere in lungo, El Kaddouri si smarrisce in quel largo appezzamento della metà campo, sopraffatto innanzitutto dall’emozione ch’è palpabile e si coglie a occhio nudo nei controlli privi della sicurezza di chi ha talento e padronanza dei fondamentali.
LORENZINO – E’ una sfida che resta aggrappata alla iniziative personali e l’Aik, che ha tempi di riflessione prolungata, riesce a scuotersi solo sull’intuizione di Mutumba (22′) a sinistra: il cross è perfido, Rosati non ci arriva, la scena resta immutata. Aaa cercansi emozioni e Insigne è là (anche) per questo: stavolta rimane affogato tra i colossi della difesa, né riesce a giocarne una giusta; ma l’attesa viene premiata alla mezz’ora e il pallone è quello che piace a lui, gli arriva addosso, spalle alla porta. Ops, finta, controfinta, poi traiettoria a giro (alla Del Piero, si può dire?) e palo di sostegno per un’illusione.
L’AIK C’E’ – Il copione, in casi del genere, è scritto nel risultato ma l’Aik procede su ritmi che calzano a pennello per chi deve difendersi, va a sbattere sempre centralmente su Behrami che divora qualsiasi pallone o su un Donadel che sa interdire, eccome. Ma il paradosso è nell’aria – su uno slancio d’entusiasmo del Napoli, rimasto con cinque uomini al di qua della linea del pallone – e Danielsson, intuìto che ci sono possibilità per inserirsi tra le linee e provarci, va: destraccio sporco (38′), buono per Rosati, poi reattivo pure su Bagura, lui sì sciolto.
REPLAY – E poi dicono che li chiamano scugnizzi. La ripresa è appena cominciata e la punizione sulla trequarti è quanto di più innocuo ci possa essere. Ma Insigne è sveglio di piede e svelto di pensiero e la calcia senza perdersi in dettagli, andando a pescare Vargas sullo scatto: Karlsson ha due marce in meno, il cileno due gol in più nel suo palmares, i primi squilli partenopei utili, eccome, per ridestarsi appieno ed alimentare la propria autostima.
SEDUTA SERALE – E allora, l’allenamento può continuare, perché l’Aik s’è dissolto dopo una velleitaria conclusione di Bangura (13′ st) che genera una speranza flebile. A Mazzarri (e a Frustalupi che lo avvicenda in panchina) interessano i meccanismi dell’«altro» Napoli, la sua capacità di palleggio: c’è Hamsik dall’avvio, Donadel ha speso e va dentro Dzemaili, e Mesto e Dossena riescono a liberarsi con maggiore scioltezza sugli esterni, creando la superiorità, costringendo i muscolari svedesi ad affannarsi intorno a Turina. Il nemico, ma chi l’avrebbe detto, è la tramontana che ora è frontale, ma si può procedere a folate, con l’entusiasmo che ha in dote Vargas, capace di “tagliare” da solo in avanti e di aprire la difesa avversaria, per far precipitare i centrocampisti o per buttarsi da solo nello spazio. E’ quello che Vargas sembra chieda (24′) ad Hamsik, che ha nel destro i giri giusti: vai, ragazzo. Ed è 3-0. Ed è la notte di Eduardo Vargas, nella quale si intrufola Dzemaili con il destraccio del 4-0 (deviato da Majstorovic) e dalla quale Hamsik se ne è già andato con un rosso (giusto) per fallo di reazione che lo sottrae alla trasferta di Eindhoven. Ma questa è la Coppa del Napoli-2…
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
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