Ieri s’è chiuso il dibattimento, ma la sentenza è slittata alla prossima settimana, forse lunedì. La Commissione disciplinare della Figc, presieduta da Sergio Artico, è al lavoro per emettere la decisione di primo grado nel processo per i presunti illeciti legati al caso Biancone in relazione alle partite Taranto-Sorrento (0-0) e Juve Stabia-Sorrento (1-0) del campionato di Prima divisione 2008-2009. Pesanti le richieste di condanna, illustrate dal vice procuratore federale Alfredo Mensitieri, in rappresentanza di Stefano Palazzi, con la requisitoria, seguita fino a tarda ora dalle arringhe degli avvocati delle parti coinvolte. Per le società: nove punti di penalizzazione alla Juve Stabia, sei al Sorrento (più 20mila euro di multa) da scontare nei rispettivi campionati di serie B e Prima divisione della corrente stagione. Per i tesserati: tre anni e tre mesi di squalifica per il dg della Juve Stabia Roberto Amodio; un anno per Antonino Castellano, presidente del Sorrento all’epoca dei fatti contestati; radiazione per l’attaccante Stefano Biancone e quattro anni di squalifica per il portiere Vitangelo Spadavecchia, sotto contratto col Sorrento nell’annata 2008-2009.
Per la richiesta di nove punti di penalizzazione alla Juve Stabia, più pesante di quella formulata nei confronti del Sorrento, la procura federale potrebbe aver tenuto conto anche degli atti di cui aveva ottenuto l’acquisizione nella scorsa udienza dell’8 settembre: le dichiarazioni rilasciate dagli ex calciatori gialloblu Biancolino e Grieco davanti alla Dda di Napoli nell’inchiesta penale sul calcio scommesse in Campania. La figura centrale del processo rimane quella di Biancone. L’attaccante romano, secondo l’accusa, avrebbe architettato le strategie per il pareggio di Sorrento-Taranto e indotto il portiere Spadavecchia (che continua a contestare il suo coinvolgimento) a favorire la vittoria della Juve Stabia nel derby dell’aprile 2009. La Juve Stabia e il Sorrento, secondo la procura federale, devono rispondere per responsabilità oggettiva: di qui le richieste di condanna sottoposte ai giudici della Commissione disciplinare. Il dibattimento di ieri ha confermato fino in fondo la rigidità della procura federale alla quale s’è contrapposta la difesa degli avvocati: per la Juve Stabia Fulvio Pellegrino; per il Sorrento Eduardo Chiacchio; per Roberto Amodio Mattia Grassani, per Antonino Castellano Michele Cozzone. La battaglia legale per gli illeciti legati al caso Biancone è destinata a proseguire nelle prossime settimane perché, dopo la pubblicazione della sentenza, le parti potranno proporre ricorso in appello entro due giorni davanti alla Corte di giustizia federale.
Lunga e accorata la reazione dei dirigenti della Juve Stabia Franco Giglio e Franco Manniello, amareggiati per le richieste. «Ma confidiamo nella giustizia sportiva e siamo certi che l’esito del processo riuscirà a stabilire la verità dei fatti e l’assoluta estraneità della società che rappresentiamo, a qualsiasi tipo di combine». Con la precisazione finale che «per nostra indole non ci fermerermo, adendo sempre esclusivamente le vie legali, davanti a nessuna decisione che riterremo ingiusta e combatteremo fino alla fine per far emergere la nostra estraneità».
Stringata la reazione della dirigenza rossonera, affidata al vice presidente Attilio Gambardella: «Aspettiamo con serenità la sentenza riponendo la massima fiducia nei giudici designati ad emettere la sentenza di primo grado. L’attuale dirigenza ribadisce la totale estraneità ai fatti oggetto del processo». È amareggiato, invece, l’ex presidente rossonero Antonino Castellano. «La procura federale – spiega – ha sostenuto la tesi di una omessa denuncia da parte mia. Non ho avuto conoscenza di alcun tentativo di illecito di tesserati per le partite sotto inchiesta: cosa avrei omesso di denunciare? Ho fiducia, pertanto, in una sentenza che possa affermare la mia completa estraneità ai fatti contestati».
La Redazione
A.S.
Fonte: Il Mattino
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