La mancata qualificazione al Mondiale di Russia 2018 brucia ancora e per “La Giovane Italia” merita un dibattito costante sulla necessità di rifondare il calcio italiano. Per capirne di più sulle condizioni del movimento alla vigilia delle elezioni per il nuovo presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio, abbiamo intervistato l’ex dg della Figc Antonello Valentini:
Il calcio italiano è in piena confusione, non c’è un commissario tecnico per la Nazionale e in Figc nulla sembra chiaro in vista delle elezioni del 29 Gennaio. Qual è la sua valutazione di questa situazione?
“E’ la conseguenza logica di una presidenza debole, eletta con una maggioranza anomala. Un anno fa circa Ulivieri ruppe un’alleanza storica con l’Associazione Italiana Calciatori, scambiando degli interessi di categoria, e Tavecchio vinse con il 54% contro il 46% di Abodi che esprimeva un progetto nuovo, con l’obiettivo concreto di cambiare il calcio italiano. Ulivieri esprime ora un macroscopico conflitto d’interessi, svolge in via gratuita gli incarichi di consigliere federale e vicepresidente Figc e allo stesso tempo è retribuito dalla stessa Federazione per il ruolo di responsabile della scuola allenatori di Coverciano”
Questa situazione arriva nell’annata in cui l’Italia non si è qualificata ai prossimi Mondiali. Che idea si è fatto di questa vicenda?
“Un disastro così non si verificava da sessant’anni, è la conseguenza amarissima di una gestione che ha lasciato Ventura da solo. Al fianco dell’ex ct della Nazionale doveva esserci Marcello Lippi ma alcuni collaboratori di Tavecchio hanno remato contro perchè hanno avuto paura che fosse oscurata la loro figura. Successivamente si è proposto Ulivieri nel ruolo di supervisore ma Ventura non ha accettato che gli fosse assegnato il ruolo che era stato pensato per Marcello Lippi”
Il ritardo nell’elezione del nuovo presidente e nella nomina del commissario tecnico sta facendo dimenticare i problemi strutturali del nostro calcio, come il gap sulle strutture rispetto ad altri paesi. Qual è il suo pensiero in merito?
“Negli altri Paesi si insegue la strada dell’impiantistica e degli stadi di proprietà anche per fidelizzare il pubblico, bisogna procedere in maniera spedita anche in Italia su quest’aspetto. Resta poi in piedi il drammatico problema dei giovani, nella gestione Tavecchio sono stati investiti 9 milioni di euro per i centri federali regionali che non servono a nulla per il modo in cui vengono gestiti e per come sono stati concepiti rappresentano un bluff. Queste strutture sono aperte due-tre ore per un solo giorno alla settimana. In altri Paesi come Germania, Belgio, Svizzera e Inghilterra si è seguita la strada delle academy e i risultati sono stati concreti, guardate lo sviluppo del movimento calcistico belga per esempio”
Un altro tema tanto discusso in Federazione riguarda l’overdose degli stranieri che invade ad ogni finestra di mercato il calcio italiano. Cosa ne pensa?
“Bisogna essere chiari su quest’argomento, non si possono mettere barriere al tesseramento e alla circolazione di calciatori comunitari, sugli extracomunitari si potrebbero restringere le quote ma dovrebbe farlo il Coni perchè il problema non è solo del calcio ma anche per esempio del basket o della pallavolo, basta verificare i risultati raggiunti dalle Nazionali. C’è la mission poi delle singole leghe e l’impressione che ho è che il problema non si voglia risolvere, basta guardare al caso delle squadre di serie B che hanno nove-dieci-undici stranieri che non hanno il problema di competere a livello internazionale, non giocano le coppe. Spesso vanno in panchina o in tribuna gli italiani per lasciar spazio a giocatori di dubbie qualità in virtù di un sistema di business”
In Federazione ha vissuto una lunga esperienza, qual è il suo bilancio di quest’avventura?
“Sono stato in Figc 27 anni, ho interpretato il mio ruolo sempre con spirito di servizio. Sono orgoglioso per quanto fatto, per i 7 Mondiali e i 6 Europei disputati, con la soddisfazione della Coppa del Mondo vinta nel 2006. Abbiamo lasciato anche una strada da percorrere su tanti aspetti, nel 2010 per esempio abbiamo lanciato un progetto di potenziamento delle Nazionali giovanili affidato ad Arrigo Sacchi creando la Nazionale Under 15 che prima non c’era. Quel progetto, ora nelle mani di Viscidi, sta dando i suoi frutti, come dimostrano i risultati dell’Under 17, Under 19 e dell’Under 20 al Mondiale di categoria. Abbiamo triplicato così il numero d’esperienze internazionali dei ragazzi, potenziato la filiera con le politiche dei club a vantaggio dei giovani”
Il dulcis in fundo è la Giovane Italia perchè durante il suo percorso diventò nel 2013 partner della Figc. Come valuta l’abbandono di quella collaborazione?
“E’ un’occasione sprecata, sono dispiaciuto e meravigliato dal fatto che non si è continuati sulla strada della collaborazione intrapresa. Nel 2013 facemmo questa scelta con entusiasmo interpretando il senso di un’iniziativa come “La Giovane Italia” che da valore al lavoro delle Nazionali giovanili e di scouting di tutti i club, dalla serie A a quelli dilettantistici”
A cura di Ciro Troise
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