Gli azzurrostellati tornano in Prima divisione dopo un solo anno di Seconda. A margine della vittoria dell’andata (2-0), a Chieti bisognava solo limitare i danni. Detto, fatto: la squadra di Grassadonia pareggia per 0-0 e può festeggiare un salto di categoria che, ad un certo punto della stagione, sembrava un’utopia. A Chieti la Paganese interpreta la partita nel modo giusto: pensa solo a difendersi e chiude tutti gli spazi. Una strategia, quella di Grassadonia, che porta gli azzurostellati in Prima divisione.
La partita. Il tecnico ospite è costretto a rivoluzionare la difesa per le assenze di tre titolari: Loiacono, Nigro e Sicignano prendono il posto degli squalificati Agresta, Balzano e Pepe. L’allenatore campano si copre fin dall’inizio e punta sul 5-3-2: i due riferimenti offensivi sono Luca Orlando e Fava. L’avvio è di marca neroverde con un possesso palla e una ricerca continua degli inserimenti di Fiore e Alessandro. Nonostante il caldo, la gara è vivace e scivola via su buoni ritmi. Il primo tentativo del Chieti è un calcio di punizione battuto da Sabbatini: Robertiello alza sopra la traversa.
Il Chieti spinge mentre la Paganese pensa soprattutto a non prenderle. Se è vero che i campani faticano a costruire, è vero anche che riescono a coprire bene tutto il campo. Il risultato è che gli abruzzesi, per rendersi pericolosi, sono costretti ad affidarsi alle palle inattive (vedi, a metà frazione, l’inzuccata fuori misura di Pepe sul corner di Sabbatini). I piani della Paganese si complicano maledettamente al 36’, quando Galizia – già ammonito – entra duro su Bigoni: il secondo giallo ci sta tutto. Con un uomo in meno, Grassadonia decide di rinforzare il centrocampo: dentro Giglio, fuori Luca Orlando. Gli azzurrostellati soffrono anche in avvio di ripresa. Un po’ perché, in dieci uomini, tutto diventa più complicato e un po’ perché la pressione del Chieti cresce con il passare dei minuti. Quando il pacchetto arretrato ospite va in affanno, però, è Robertiello a metterci una pezza. L’estremo difensore classe 1989 fa un figurone sul velenoso calcio di punizione di Sabbatini. Il resto è un infruttuoso assedio abruzzese: tanto fumo, poca sostanza. Berardino ci prova due volte ma, in entrambe le circostanze, Robertiello alza in angolo. L’ultima palla-gol, sul fronte neroverde, se la divora Anastasi: deviazione fuori misura sul cross di Malerba.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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