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Festa Maradona, un maschio e il Blackburn

Gli auguri, quelli più attesi e più graditi, ieri gli hanno fatto anche da sveglia. Negli Emirati erano le otto del mattino, infatti, quando l’ha chiamato Benjamin, suo nipote, il figlio di Gianinna e Sergio Aguero detto “El Kun”. Presto. Troppo presto. Ma, si sa, nonno Diego a Ben perdona tutto. Però, niente male sono stati anche gli “auguri”, quella specie di auguri, rimbalzati a Dubai dall’Inghilterra. Per carità, nulla di ufficiale, ma una voce amica gli ha raccontato che il Blackburn, sesto in campionato, sta pensando proprio a lui per tornare immediatamente in Premier. ” Ci staresti? ” ” Potrei starci “.  Praticamente Maradona s’è detto disponibile a lasciare la sabbia di Dubai per le colline del Lancashire, anche se, sia chiaro, il discorso neanche è cominciato. Comunque sia, Diego la valigia l’ha già pronta. E ha pure il biglietto in tasca. Ma non per l’Inghilterra. Imminente, invece, un viaggio che gli farà toccare prima la Corea e poi la Cina, dove l’aspettano ricchi contratti e sponsor già in fibrillazione. Maradona si concederà a loro come s’è appena concesso agli indiani. Sono questi, infatti, i nuovi mercati della pubblicità che l’ex campione sta esplorando. Intanto, però, il giorno del suo compleanno, del suo cinquentaduesimo compleanno, se n’è andato insolitamente silenzioso e senza torte. Perché Diego non ha avuto né amici né parenti accanto, ieri. E’ che per lui questi sono giorni di tempesta: la gravidanza di Veronica – la donna che gli sta vicino da un po’ d’anni – ha creato non poco scompiglio nei rapporti tra lui, l’ex moglie e le sue due figlie, che la notizia non l’hanno accolta proprio col sorriso. Questioni di famiglia e di patrimonio, si capisce. E a rasserenare Diego non è bastato neppure sapere che quello in arrivo è un giovanotto. Un maschio, insomma.  Dunque, Diego da solo a Dubai. Solo, eppure in compagnia dell’affetto e dei ricordi. Che sono tanti per uno come lui, mito e leggenda del pallone. Un “patrimonio universale” che argentini e napoletani, più degli altri, hanno il diritto di sentire assai vicino. Napoli soprattutto. Perché Diego – come disse un giorno Valdano – alterò la mappa calcistica italiana. Fece la rivoluzione, in campo, e con il Napoli ne uscì anche vincitore. Due volte. Nel’87 e nel 90, rompendo antichi strapoteri. Diego campione dei campioni e seduttore. Ma anche, inconsapevolmente, uomo della provvidenza in quegli anni di una Napoli infelice. Era divisa. Era ferita, infatti, la città. Ferite profonde quelle provocate dal terremoto dell’80. Ferite morali, politiche e anche culturali. Era una Napoli piegata su stessa e sconfitta dall’interno, quella. Ebbene, il campione della laica provvidenza del pallone cambiò tutto. Attraversò trasversalmente la città, la fece sua mettendo d’accordo, intorno ad un magico pallone, gente d’ogni classe e d’ogni età; d’ogni sesso e d’ogni religione. Fece di quella Napoli una città vincente ed invidiata. Sì, la ricostruzione cominciò dal calcio e nel suo nome.  Ecco perché Diego Maradona a Napoli non è solo l’indelebile icona del campione dei campioni. Ecco perché Napoli e Maradona non potevano non diventare amanti. Era scritto nel destino che il più scugnizzo degli argentini e la più argentina delle città d’Italia vivessero assieme una fantastica avventura. « Maradona non è una persona qualsiasi: è un uomo attaccato ad un pallone», cantavano invece in Argentina. Ma non solo. Diego è anche l’uomo che il giorno del suo addio al calcio, il 10 novembre del 2001, nel quartiere della Boca fece piangere uno stadio intero. E questo non s’era mai visto prima. Per nessuno. Perché? Perché Diego Maradona, campione geniale e di talento e uomo ribelle e generoso, il calcio l’ha sempre rispettato. « Il calcio resta la cosa più bella del mondo. Io lo so: ho sbagliato ed ho pagato, ma questo non toglie nulla alla bellezza del calcio», disse quel giorno Diego. Una lezione ancora moderna ed attuale per i tanti imbroglioni del pallone.

Fonte: Corriere dello Sport

La Redazione

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