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Festa a Posillipo per ricordare il primo scudetto

Corrado Ferlaino «Adesso sono contento allora ero emozionato Fu una gioia immensa»

È festa. Festa grande a Posillipo. Festa grande nel ristorante di Giuseppe Bruscolotti, che si chiama proprio «10 maggio 1987»: la bandiera del Napoli del primo scudetto ha riunito le vecchie glorie del Napoli di allora. Brindisi, palloncini azzurri, ricordi di Maradona e un menu azzurro speciale elaborato dallo chef Ermanno Porpora. Ma non solo amarcord. In questa serata, non solo la maglia celebrativa con il grosso 25 che il Calcio Napoli di oggi ha mandato tramite Gigi Caffarelli, dirigente del settore giovanile del club, uno dei ragazzi di Soccavo che vinse il tricolore venticinque anni fa, inviata in omaggio a Bruscolotti, anche se sul sito della società il ricordo non c’è.
Una serata da ricordare, così inquadrata da Nino D’Angelo, artista da sempre tifoso azzurro: «Fu la vittoria di una città, si ebbe la sensazione che i problemi si superavano. Si vide una squadra che era un gruppo unito. E comunque quelle sensazioni sono state irripetibili». Volto tirato emozionantissimo come in una finale, Bruscolotti commenta: «Una giornata da brivido un ricordo vivissimo di allora. Nel mio ristorante è entrato un bambino ed è rimasto sbalordito dalle foto di allora. Stasera sono con me tanti compagni che hanno saputo trascinare i grandi campioni».
Nella sala ecco l’ingegnere, il presidente dei due scudetti e della coppa Uefa. Corrado Ferlaino raccoglie le emozioni di tutti: «Stasera sono contento, venticinque anni fa ero emozionato. Molto emozionato. È stata una vittoria del mio Napoli, una gioia immensa». Al suo fianco, Carlo Iuliano, storico capo dell’ufficio stampa.
Carannante, Di Fusco, Muro i preziosi compagni azzurri. Poi arriva Salvatore Carmando e Bruscolotti lo abbraccia ricordando «lo spogliatoio era il suo». E lui, il mitico massaggiatore che Maradona baciava in fronte, ricorda: «Sì, sono state grandi soddisfazioni, ma soprattutto ricordo i tifosi felici. Momenti unici con i grandi campioni come Maradona. Guardate la mia fronte, Diego me l’ha consumata». Gigi Caffarelli entra nel merito: «Sì, il ricordo l’affetto dei napoletani, ma quello scudetto è stato bello perchè ci credevamo. Andammo poi a festeggiare con Celestini, ma quell’esperienza insegna che per vincere ieri come oggi si deve sputare sangue».
Largo alla pizza con lo scudetto, alla torta scudetto, ai filmati del 10 maggio.

Fonte: Il Mattino

La Redazione

M.V.

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