L’UniCredit porta a Napoli la coppa con le orecchie, come viene chiamata la Coppa dei campioni oggi tradotta in Champions League. Quei sette chili e mezzo d’argento che sono l’oggetto dei desideri di chiunque giochi a pallone sono arrivati sul lungomare quando da poco sono passate le 11,30, a bordo di un immenso camion rosso. Ad accogliere il trofeo più prestigioso d’Europa due testimonial d’eccezione, Ciro Ferrara e Antonio Careca.
Due campioni che riaccendono subito l’eterno duello con la Juve. Careca ha meno peli sulla lingua: «In questo momento la Juve è favorita, ma io tifo Napoli e spero che Cavani riesca a emulare la mia impresa: feci una tripletta in casa dei bianconeri e vincemmo per 5-3. Ai miei tempi la Juve contro di noi perdeva tutte le partite importanti e in campionato finiva quasi sempre dietro. Però il club azzurro è pronto per vincere il suo terzo scudetto».
Ciro Ferrara, invece, sapendo che la domanda su Napoli-Juve sarebbe arrivata pure a lui, s’acquatta come un gattone napoletano alle prese con un topo incauto in attesa che arrivi l’eterno dilemma: «Non tifo per nessuno perché il Napoli e la Juve sono le squadre della mia vita. Però la partita la vedrò ma con gli occhi dell’allenatore della Sampdoria», risponde secondo un Ciro-style ben noto. Ferrara e Careca sono l’emblema di quegli anni felici alla corte di Maradona: ridono, scherzano, si scambiano battute a cui neppure loro riescono a non sorridere. «Se Cavani è più forte di me? Certo che lo è, ma solo ora perché ho 52 anni e peso 90 chili».
Ferrara di una cosa è sicuro: «Non sarà una sfida decisiva, in palio non c’è ancora lo scudetto perché il campionato è appena iniziato. Di sicuro però saranno azzurri e bianconeri a contendersi il titolo fino alla fine. Sarà una sfida bellissima». Sulla gara a ridosso degli impegni delle nazionali Careca ha la sua teoria: «Quello che conta è la concentrazione, non il tempo che gli allenatori impiegano per preparare la sfida. 48 ore o una settimana, per me non cambia nulla. Io a una gara del genere mi preparavo ascoltando il samba». Per il tecnico doriano in fondo «quando si prendono tanti sudamericani lo metti in conto che molti di loro per giocare con le proprie nazionali faranno viaggi interminabili. Li faceva anche Maradona… e al suo ritorno non è che vincevamo sempre».
La Champions, Ferrara l’ha vinta nel ’96 (unico napoletano a riuscirvi) quando era alla Juve nell’ultimo anno in cui si chiamava Coppa dei campioni. Poi altre tre volte ha giocato la finale. Senza vincere più. Ciro, con Careca erano però in campo insieme sia contro il Real Madrid che a Mosca contro lo Spartak nelle sfide dell’87 e del ’90. «Due gare che in comune hanno avuto la nostra sfortuna: era il grande Madrid ma al San Paolo per un tempo videro le streghe. E a Mosca l’eliminazione ai rigori brucia ancora», dice Careca. Qual è il ricordo europeo più bello con la maglia azzurra? «Il mio gol a Stoccarda nella finale di Coppa Uefa- sorride Ferrara – chissà perché tutti ricordano l’assist di testa di Diego e nessuno ricorda che segnai io». Cereca non resiste. «Un gol da difensore, di tibia. Sono stato io a dargli lezioni su come fare gol, ma con pessimi risultati», dice raccontando di aver giocato quella gara con 40 di febbre. «E si vedeva pure», aggiunge Ferrara.
Stefano Mazzetti, vicedirettore generale per il Sud Italia di UniCredit sottolinea i risultati ottenuti con la partnership con la Champions: «Un ritorno di quasi il 400 per cento. E così abbiamo rinnovato l’accordo fino al 2015». Ospite del Trophy Tour anche Graham Turner della Uefa: «Il Napoli lo scorso anno è stato un soffio d’aria fresca per la Champions. Come quest’anno lo è il Malaga», spiega l’esperto dirigente.
C’era anche Riccardo Bigon, il direttore sportivo del Napoli, alla presentazione dell’evento. «Sappiamo bene le emozioni che regalano le partite di Champions: l’esperienza dello scorso anno è stata preziosa e la nostra ambizione è di essere tra i club che frequentano ogni anno questa grande manifestazione».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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