Titolari e riserve. Titolarissimi e riservissime. Tenori e baritoni. Insomma, il più e il meno d’ogni squadra. Perché anche se ognuno può scegliere la dizione che più preferisce, alla fine il concetto è sempre quello: escluse due o tre squadre al mondo – e forse neppure – non c’è rosa che non sia spaccata in due. Da una parte quelli che dovrebbero andare sempre in campo, dall’altra coloro che all’occorrenza dovrebbero garantire un accettabile ricambio. Dovrebbero, perché non sempre accade. Non a caso, a parità di talenti titolari di diritto, spesso la differenza tra una formazione e l’altra la fa proprio la qualità delle seconde file. Insomma, la panchina come valore aggiunto e non come freno alle ambizioni.
QUALITA’ – E il Napoli? Il Napoli pensa e lavora per dare quanto più equilibrio alla bilancia della qualità campo-panchina, ma è evidente che l’aver inventato il termine “titolarissimi” già conferma dall’interno l’esistenza di certe differenze di valori. Logiche, ovvie differenze. E inevitabili per tutti. Per il Napoli, del resto, lo dicono i numeri. Quelli dei minuti in campo. Tra i mille e i cinquecento, forbice ampia e quindi significativa, ad esempio, il Napoli conta quattordici giocatori. Dai sempre presenti o quasi come De Sanctis, Cannavaro, Campagnaro e Lavezzi, all’ultimo arrivato: quel Goran Pandev, il quale annullato il forte ritardo di preparazione rispetto al resto della squadra, è appena diventato socio del club dei Titolarissimi.
Quattordici, dunque. E’ lo zoccolo duro della formazione azzurra. Ovvero: i “vecchi” undici più Pandev, Inler e Dzemaili, tre delle novità dell’ultimo mercato. Novità importanti. Inler da sempre, da quando è cominciata la stagione (ha nelle gambe già quasi mille minuti di campionato), gli altri due al momento giusto. Infatti, quando i “vecchi” hanno cominciato ad avere il fiato grosso e la mira difettosa, ci hanno pensato loro a rimettere in ordine le
cose. Tant’è che in ventitré giorni e sei partite (compresa quella col Villarreal) hanno messo a segno cinque degli undici gol azzurri. E gol quasi tutti importanti, pesanti, decisivi: i due di Pandev per il 3-3 con la Juventus, quelli di Dzemaili contro il Lecce (il terzo del 4-2) e contro l’Atalanta per il pari (1-1), infine il gol di Inler che sbloccò il risultato in Spagna spalancando al Napoli il portone degli ottavi della Champions.
ALTERNATIVE – Ecco, così sono diventati quattordici i Titolarissimi di Walter Mazzarri. E il club, ovviamente, non ha chiuso le iscrizioni. Anzi, c’è un altro “nuovo” che bussa alla porta portando già buone referenze. E’ Fernandez, il quale porta in dote poco meno di 500 minuti in campionato, quasi 100 in Champions e soprattutto
due gol al Bayern all’Allianz Arena. D’accordo, due gol senza significato ai fini di quel risultato (3-2 per i tedeschi), ma pur sempre due gol rifilati a una delle difese più forti della Bundesliga e della Champions. Con un po’ di tempo, d’esperienza e di pazienza, insomma, la lista del Titolarissimi potrebbe anche allungarsi. Mentre l’impressione è che dovranno faticare ancora un bel po’ Santana e Fideleff (più indietro in quanto a presenze ed a minuti in campo) per avere più ambizioni e più pretese. E Grava, Lucarelli e Chavez? Storia diverse, le loro. Con il solo Grava che può sventolare a buon diritto l’alibi d’un brutto infortunio che l’ha tenuto a lungo fuori.
Ed è un discorso, questo, che pari pari vale pure per l’Europa. Anche qui gli stessi nomi, lo stesso zoccolo duro, l’identico bisogno dell’allenatore d’insistere quanto più possibile su chi dà maggior affidamento d’esperienza e di tenuta. Sui Titolarissimi, insomma. Tant’è, che ad ogni cambiamento, turn over, mezza rivoluzione, il Napoli va sempre in sofferenza. Ma il club del Titolarissimi attende nuovi soci.
La Redazione
A.S.
Fonte: Corriere dello Sport
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