Però, non muore mai: e ora, mentre Monaco è un lenzuolo bianco, la nebbia che avvolge non è figlia di quel uppercut preso al mento, 3-0 al 42′. Ma no, le partite non finiscono mai quando c’è il Napoli e quel che retrogusto amaro che ora abbonda, per una impresa, per un miracolo accarezzato, è soltanto figlia di una rabbia che implode, implode, implode e lì resta, nello sguardo perso nel vuoto di…. «Ci abbiamo provato, ci abbiamo creduto, ci siamo andati vicini, perché abbiamo perso paura al Bayern. Ma ora ce la giochiamo contro il Manchester, con la consapevolezza di poter affrontare chiunque a testa alta».
CHE BOMBER – La doppia vita di Federico Fernandez emerge tra la penombra di una disfatta e se un ventiduenne si scrolla di dosso – d’un colpo solo – le macchie d’una partita ormai maledetta, quasi consegnata all’archivio e cerca disperatamente di afferrarla per i capelli, forse c’è del buono nel futuro, in quel fisico da flaco, nella spregiudicatezza che trasforma una disfatta in un mezzo capolavoro. «Peccato, perché sul 3-2 sentivamo di essere vicini all’aggancio. Peccato, perché abbiamo compromesso tutto in avvio, con qualche piccolo errore. E’ stato bello segnare in questo stadio, ma è difficile gioire quando esci sconfitto dal campo».
CHE AMAREZZA – Un’ora e mezza con il cuore in gola, prima per l’affanno a star dietro a quella corazzata, un esercito di panzer impossibile da contenere; e poi ad inseguire la favola della rimonta, la pagina da consegnare alla storia. Bayern-Napoli è una partita double face che entusiasma ed emoziona e ora ch’è finita, diavolo, a Federico Fernandez non restano che i rimpianti, palombelle perdute nell’Allianz Arena e pure nei ricordi. «Abbiamo però dato l’ennesima conferma del nostro carattere. Altri, al nostro posto, avrebbero mollato; o magari avrebbero rischiato di essere sommersi. Noi abbiamo reagito, abbiamo riaperto la gara con un colpo di reni».
La Redazione
A.S.
Fonte: Corriere dello Sport
