E’ fatta, è quasi fatta: e in quei pensieri sparsi che affollano la mente, c’è semplicemente il desiderio di partire, di tuffarsi nell’Allianz Arena, di (ri)scoprire i propri gladiatori e lasciarsi alle spalle Catania, per suturare la ferita. E’ fatta, praticamente fatta, già fatta da un bel po’, attraversando l’immensità d’una vigilia con il taccuino tra le mani e lo schemino tracciato in anticipo: tu fai questo, tu fai quello, perché repetita juvant.
TITOLARISSIMI – Il teorema Mazzarri è un libro spalancato sull’universo del calcio e in questo viaggio verso Monaco le certezze hanno largamente sopraffatto i dubbi, rimuovendo (quasi tutti) i ballottaggi e inducendo i titolarissimi a caricarsi per bene, riempiendosi di se stessi, delle loro stagioni straripanti, d’un debutto in Champions senza macchia e senza paura. Bayern-Napoli è sull’uscio e il Mazzarri uscito furente e fumante dal Cibali ha chiarissime le sfumature della sua strategia, pianificata nel tempo e con il cronometro ed il calendario in mano, un occhio al minutaggio dei singoli ed un altro al campionato: si (ri)parte, avanti tutti.
LA NOVITÀ – Le formazioni d’una volta si recitavano a mo’ di cantilena ma ora che il calcio è cambiato pure i ritornelli si sono adeguati: De Sanctis, Campagnaro-Fernandez-Aronica; Maggio -Dzemaili-Inler-Dossena; Lavezzi-Hamsik, Cavani. E’ il Napoli di Mazzarri, la squadra costruita a sua immagine e somiglianza, gli uomini amalgamati in un biennio da favola, ricco di risposte affermative, anzi esaltanti. E’ il Napoli di Mazzarri con Federico Fernandez, 22 anni e una carriera da legittimare pure attraverso esperienze così rischiose, che si traveste da intruso e prova a fare il Cannavaro, compito non facile però da gestire obbligatoriamente, considerata la squalifica del capitano. Fernandez, dunque: la rappresentazione del progetto, l’acquisto post datato del gennaio scorso, la conferma della bontà di un’idea di calcio «diversa»: il Bayern è il peggiore avversario che gli potesse capitare per il debutto internazionale con la maglia del Napoli dall’inizio, ma l’occasione è propizia per mostrare la tenuta psicologica ed anche la consistenza in quel ruolo che Cannavaro gli ha lasciato per squalifica. L’eredità è pesante, ma anche assai intrigante.
TIRO MANCINO – Il Napoli di Monaco è stato impiantato ben prima che si intravedesse all’orizzonte l’appuntamento con la Storia, plasmato, praticamente (ri)modellato attuando l’inevitabile legge del turn-over: e nelle quarantotto ore che separano dalla supersfida, una sola incertezza dondola nell’aria, su quella corsia sinistra che in Champions è stata molto spesso di proprietà di Zuniga (titolare tre volte su tre, per due volte destinato sull’out mancino) e che in campionato è invece dominata da un Dossena in crescendo, che pure a Catania ha dimostrato di avere gamba e sufficiente ispirazione per innescare Cavani.
LA CENTESIMA – La vita è un romanzone con effetti specialissimi per Salvatore Aronica, che può festeggiare la sua centesima partita con la maglia azzurra in uno dei templi moderni del calcio, rivincita personale contro i pregiudizi del passato trasformati poi – nel tempo – in complimenti, in una stima popolare costruita attraverso le manifestazioni di affidabilità.
La Redazione
A.S.
Fonte: Corriere dello Sport
Condividi:
- Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per condividere su Ok Notizie (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per inviare un link a un amico via e-mail (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pocket (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra)
- Altro