Due scudetti e altrettante Coppe Italia, impreziositi dalla vittoria della Coppa Uefa del 1989 e della Supercoppa italiana del 1990. Corrado Ferlaino, il presidente più vincente della storia del Napoli, è alle prese in queste settimane con la presentazione del libro scritto a quattro mani con il collega Toni Iavarone, “Achille Lauro, il Comandante tradito”. Un ricordo dell’armatore sorrentino, già presidente azzurro e sindaco di Napoli, che l’ex patron storico partenopeo affida aTuttomercatoweb.
Quando ha avuto l’idea di mettere nero su bianco un ricordo del comandante Lauro e cosa l’ha ispirata per decidere di fare questo libro?
“Ho sempre pensato di indurre l’opinione pubblica e la classe dirigente ad una riflessione sugli anni di Achille Lauro e, soprattutto, ad eliminare la polvere di demonizzazione caduta scientemente sulla figura del Comandante. Era, per me, un atto dovuto e moralmente avvertito. L’avrei voluto fare quando ero alla guida del Napoli, ma il Napoli mi ha sottratto ogni istante di quei 32 anni e non c’è stato né tempo né modo per riportare alla luce il fenomeno Lauro. Poi quasi un anno fa incontro Toni Iavarone a Ischia e gli propongo di scrivere insieme un libro, lui credeva che parlassi della mia vita in azzurro. Invece lo obbligai alla mia scelta: Lauro prima e dopo il mio avvento al Napoli. Ed ecco nascere Achille Lauro, il Comandante tradito”.
Che ricordo ha del comandante dal punto di vista umano oltre che professionale?
“Avevo comprato un’azione del suo Napoli, pagandola 100mila lire, anche e soprattutto per avvicinare lui. Il mio prima faccia a faccia col Comandante? Lo seguivo strabiliato mentre parlava al telefono e calcolava a mente quanto avesse consumato di nafta una sua nave di 30mila tonnellate in arrivo dall’Australia. Di quell’incontro ricordo che non appena gli feci, da curioso impenitente, una prima domanda, quasi mi cacciò via, mandandomi a colloquio con il suo fidato assistente Paolo Manfellotto. Ci rimasi male al punto che non mi fermai più un solo istante, girai i tacchi davanti a Manfellotto e me ne andai. Non sapevo che il mio compito – come quello di chiunque andava a parlargli dopo aver ottenuto il placet per incontrarlo – era quello di ascoltare le sue parole e basta. Si poteva interloquire ma solo quando lui accennava a coinvolgerti nel discorso. Mai nessuno, sua sponte, si sarebbe permesso di accennare a un avvio di conversazione. I pochi malcapitati che osarono, si trovarono congedati dal Comandante senza una parola”.
Il 29 agosto del 1971, il comandante tornò a Napoli da “avversario” col suo Sorrento. Fu per una partita storica di Coppa Italia vinta dai costieri 1-0 al San Paolo. Che ricordo ha di quella serata e di quella gara? Al comandante, peraltro, fu impedito nella sua Sorrento di concretizzare alcune opere che aveva a cuore (stadio, ospedale e altro).
“Sorrento deve forse tutto a Lauro, ma il Comandante voleva fare anche di più, non glielo consentirono. Aveva in mente di costruire pure un casinò, sfidando la legge che vuole questi palazzi del gioco solo in alcune località, guarda caso nessuna del Sud. Dovette rinunciare. Al Sorrento calcio ha dato tantissimo. Il Napoli, del quale era presidente onorario, e il suo Sorrento si incontrarono in Coppa Italia. Il Sorrento vinceva 1-0 (poi così finì). Lauro nell’intervallo entrò nei due spogliatoi delle squadre. Esaltò il Sorrento per l’impresa e quasi prese a male parole il Napoli perché perdeva con una piccola squadra. L’arbitro, per questo doppio sermone, voleva squalificarlo. Lui gli rispose a muso duro: deciditi in fretta, mi squalifichi come Napoli o come Sorrento?”.
Capitolo Napoli: come finirà a suo avviso la telenovela De Laurentiis-Benitez e che giudizio ha dell’allenatore dal punto di vista tecnico e dei risultati finora ottenuti? Può essere ancora l’uomo giusto per il progetto Napoli?
“Non amo parlare del Napoli attuale, credo che De Laurentiis non abbia bisogno né di pareri e neppure di consigli. Deciderà lui su Benitez perché nel calcio funziona così: è solo il presidente che può scegliere l’allenatore e non altri. Comunque siamo due persone completamente diverse, con due logiche diverse. Io ho rischiato tanto da presidente del Napoli. Oggi occorrerebbe più coraggio. Certo, la Juve ha un grande fatturato, ma se punti alto come feci io, prendendo Maradona, puoi vincere lo scudetto e triplicare il tuo volume d’affari”.
Fonte: TMW
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