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Federico Fernandez: “Napoli, il ritiro per me non è faticoso”

"El Flaco" vuole rimettersi in gioco con la maglia azzurra

Le cose dovrebbero seguire il loro corso, ma le persone quei corsi dovrebbero essere in grado di modificarli. Ci ha provato e riprovato, lanciando segnali a volte molto forti anche se intermittenti. Mica i cosiddetti segnali di fumo! A detta dei numeri, però, non ha in effetti ottenuto molto Federico Fernandez in un anno di Napoli. Eppure quei segnali fatti soprattutto con la testa (nel senso di “colpo”) non gli hanno in pratica cambiato la vita nel corso della stagione azzurra. Solo 16 apparizioni in serie A per un totale di 969 minuti (sei match interi, sette entrate e tre sostituzioni), due in Champions, una in Coppa Italia. In proporzione ha giocato di più con la sua nazionale: quattro amichevoli e due incontri di qualificazione ai mondiali brasiliani. Le chicche? Quelle di “cabeza” rifilate al Bayern di Monaco in un’unica soluzione, che poco non è, e un’altra proprio al Brasile venti giorni fa, in fotocopia. Quella del pareggio in amichevole con la Selecao, prima del gol del kappaò di Messi, e sotto gli occhi di Bigon.

L’UOMO INVISIBILE? – Controsensi o strategie, paradossi o combinazioni? Potrebbero essere tante cose assieme, fatto sta che El Flaco (forse un chiletto in più adesso ci sarà) come sentenziano i “numeri”, non ha convinto appieno Mazzarri. Oppure lo ha convinto molto di più di quanto non dicano i numeri, ma il tecnico azzurro, avendo dato in questa stagione un’impostazione precisa alla squadra con i pressoché inamovibili “moschettieri” Campagnaro, Cannavaro e Aronica davanti a De Sanctis, non ha voluto rischiare più del dovuto. C’era tuttavia margine risicato per gli esperimenti, essendo il Napoli in lizza per tanto tempo su tre fronti, con un programma d’allenamenti spesso a “carte quarantotto” quando si giocava ogni 3-4 giorni. Ciò costituisce un’attenuante? Probabile. Altre attenuanti potrebbero essere il fattore ambientamento e la giovane età (è arrivato a 22 anni) e insomma, per Mazzarri andava inserito gradualmente.

QUESTIONE DI MODULO? – C’è chi dice che Fernandez sia più da quartetto che da trio. Certo, il ct Sabella lo ha messo in mezzo (con Rodriguez, Garay e Zabaleta) e quel modulo sembra attagliarsi di più alle sue caratteristiche, ma c’è anche da dire che con gli azzurrri ha fatto uno stage di quasi un anno, e probabilmente adesso ha ben chiari meccanismi e movimenti della difesa mazzarriana. Questo lo sa anche il mister come sa che, sempre discettando di difesa a tre, Fernandez può essere l’alter ego di Paolo Cannavaro, cosa peraltro dimostrata in quel di Monaco, dove fu autore di un’ottima performance. Devono perciò a tutt’oggi ritenersi respinte al mittente le “avances” di un bel nugolo di squadre: dal Tottenham, all’Atalanta, alla Roma e alla Samp. Se sta a lui conquistare sempre più la fiducia di Mazzarri, sta naturalmente anche al tecnico dargli più opportunità e spazio, e questo potrebbe essere fattibile nella stagione a venire. Inoltre ha il profilo che piace al presidente: giovane, promettente e con ingaggio non spropositato. Quindi resterà.
SEGNALI – Frattanto lancia segnali rassicuranti da Miami, al sito del Napoli: «Per me le vacanze sono iniziate più tardi perché sono stato impegnato con l’Argentina per le qualificazioni mondiali. Sono stato a Orlando in Florida e da poco ho raggiunto Miami, dove ci sono anche altri compagni di squadra. Sono già mentalmente pronto per riattaccare la spina, anche perché io amo il ritiro. Lo faccio con piacere e non lo trovo faticoso, anzi credo che sia proprio il momento migliore per gettare le basi sia mentali che fisiche per poter essere al massimo durante l’anno». Una dichiarazione d’intenti esemplare, El Flaco è già pronto.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
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