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Favoloso Cavani

Il "Matador": "Restare a Napoli è stata una scelta precisa della mia famiglia"

C’è vita su Marte: e in quei gesti ormai meccanici, e però ispirati dal talento, in quella esuberanza racchiusa e (paradossalmente) sintetizzata da settantanove reti e prodezze da lasciar senza parole, c’è la prova provata che un marziano è sceso sulla terra, con la sua energia e la fisicità d’un dio greco. C’è un uomo solo al comando: la sua maglia è azzurra e il suo sguardo conduce all’infinito, lì dove giacciono i sogni popolari d’una Napoli che ormai ondeggia tra il mito e la realtà; e tra le ombre d’una serata divenuta improvvisamente meravigliosa, in quel quarto d’ora di pura, autentica, gioiosa follia calcistica, c’è il senso pieno dell’estetica, la solennità di carezze distribuite a una città ormai di lui innamorata pazza. Si scrive Cavani e si traduce in goleador o in bomber o in idolo: ma in quell’orgia che diviene Napoli-Dnipro, tra le pieghe d’un 4-2 autografata di proprio pugno, quando passa la nottata ci si può tranquillamente stropicciare gli occhi per accorgere che non è finzione, che è fantastico o meraviglioso, che è unico o semplicemente (!?) grande, ch’è galattico o ineguagliabile, che è un vocabolario denso d’emozioni da saccheggiare in cerca dell’aggettivo ideale. « Ma io sono semplicemente uno che fa quello che deve, in una squadra nella quale ognuna dà quello che può, anzi di più». 

LO SHOW – Il poker d’un asso piovuto dal cielo nel luglio del 2010 è l’ennesima dimostrazione di capacità indefinibili, una spruzzata di serenità su quella Napoli improvvisamente immalinconita dall’ottobre nero e l’ennesima rappresentazione d’uno spettacolo trascinante che in due stagioni è valso sessantasei reti e che in questo scorcio d’una annata da vivere strepitosamente colleziona altre tredici gol in altrettante partite, andando a rassodare una media che conduce Cavani persino al di là di Maradona, l’irraggiungibile custode delle favole vissute.
L’OVAZIONE – Dall’Elfsborg (la prima rete) al Dnipro, in quell’era Cavani attraversata godendosi due qualificazioni in Europa League ed una in Champions e poi ubriacandosi (persino) con una coppa Italia, a standing ovation è divenuta la colonna sonora d’un Napoli esaltato con undici doppiette, sei triplette e questa quaterna esibita in un Vecchio Continente che ora va a cercare un simile – un centravanti, un «nove» per usare il gergo – da sistemargli al fianco per un complicato paragone.
LA SCELTA – I numeri, nella loro enormità, non mentono e in quelle settantanove reti che rappresentano il sesto cannoniere napoletano di tutti i tempi, c’è la statura professionale d’un calciatore che poi, personalmente, ha sublimato il suo sì sul contratto fresco di rinnovo, con scadenza 2017 ed una clausola (rescissoria) da 63 milioni di euro, con una dichiarazione d’amore: « Io qui ci sto bene e ci sta bene la mia famiglia: sentiamo l’affetto della gente, sappiamo che ci vogliono bene. Restare è una stata una scelta precisa». Si va dove porta il cuore….
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.

 

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