Ai microfoni di Tmw ha parlato il dirigente Marco Fassone. Ecco le sue dichiarazioni:
La Uefa ha chiesto un piano campionato entro il 27 maggio. Che ne pensa?
“Tutte le Federazioni si sono espresse da tempo ma si sono espresse sul fatto di poter chiudere i campionati. Ma tra la volontà della Uefa di completare le stagioni e la situazione di alcuni Paesi, vedi l’Italia, ce ne passa ancora di tempo per arrivare ad una conclusione”.
Pensa che si possa riprendere?
“La pura e semplice valutazione economica non credo neanche sia così favorevole sul fatto che il campionato si debba completare. Si dovrebbero pagare il 100% dei costi ma non si avrebbe il 100% dei ricavi. Le trattative con sponsor e televisioni porterebbero a dei cali, perché il prodotto offerto sarebbe diverso. Anche l’aspetto puramente economico sarebbe da metterlo sulla bilancia. Inoltre c’è il piano della sicurezza e della salute. Non credo inoltre che l’Aic sia contenta di sottoporre ad isolamento duro i calciatori. E questi controlli così serrati e costosi per ripartire non so se siano compatibili con quello che sta vivendo il Paese. Sarebbe meglio interrompere il campionato e concentrarsi sulla prossima stagione. Abbiamo i grandi club che hanno capitali sufficienti per affrontare la crisi. Ci sono quelli piccoli che vivono del trading dei calciatori. Se la stagione dovesse terminare, credo che il buonsenso delle parti porterebbe tutti a mettersi attorno ad un tavolo e a discutere. Si arriverebbe a ridurre i costi, così come quelli d’affitto che le squadre pagano per gli stadi. E credo si possa trovare accordo con tv e sponsor. So che i club hanno difficoltà finanziarie, ma sarebbe una situazione transitoria e molte cose si sanerebbero con il mercato estivo”.
Ma davvero bastano due mesi di stop per parlare di fallimenti?
“Il grosso del problema nasce dal pagamento dell’ultima parte dei diritti tv, che ancora impattano per oltre i due terzi sui bilanci dei club. Molte delle squadre di Serie A hanno l’abitudine di anticipare i ricavi con le banche e hanno già beneficiato e speso questo denaro, la cui ultima rata è in discussione. C’è da ridurre i costi in base all’introito dell’ultima rata. Un eventuale indebitamento potrebbe precludere l’iscrizione al prossimo campionato ma le Federazioni hanno già detto di vole rivedere questi parametri per la prossima stagione. Almeno per la Serie A il rischio non c’è. Ma diversa storia è per Serie B e LegaPro, che hanno una dipendenza dai ricavi da botteghino molto maggiore e inesistente per quanto riguarda i diritti tv. In quel caso va tutto sulle spalle del presidente-imprenditore il ripianare i debiti. Queste società le vedo a rischi”.
Questo rischio c’è anche per chi tornerà a lavorare in generale?
“Se fosse data risposta a tutte le domande, ci fossero certezze, direi che si debba andare avanti. Ma abbiamo quasi la certezza che non si sia nella possibilità di dare le risposte necessarie. Invece di aspettare un mese, si dia la certezza sull’inizio del prossimo campionato. Lo stop and go non può esserci per il calcio come per altri settori”.
E gli altri Paesi cosa faranno?
“I tedeschi sono organizzatori eccellenti. Non c’è solo c’è il protocollo ma anche date e possibili soluzioni a problematiche che potrebbero insorgere. Inoltre il Paese è stato toccato in maniera decisamente minore rispetto ad altri. Sono sicuro che ricominceranno. Stessa cosa potrà fare l’Inghilterra. I campionati con maggiori criticità sono il nostro, quello spagnolo e francese. Ora abbiamo capito anche la Uefa accetterebbe modalità diverse di chiusura dei campionati”.
La paura ad agosto non ci sarà da parte dei giocatori?
“Spero che se ripartiamo il 4 maggio, in 4 mesi si può superare la situazione. Un conto è una quarantena a casa e un conto quella in ritiro. Credo che le paure non ci sarebbero se ripartissero a fine agosto”.
Le manca il mondo del calcio?
“Molto. Fare il consulente è bello, ma non decidi mai tu. Mi manca quella parte lì. Non so quando tornerò. Sono stato in società importanti e belle, sarebbe difficile migliorarsi, ma prima vediamo cosa accadrà dopo questa emergenza”.
Milan, confermerebbe Pioli? E tra Icardi e Milik chi sceglierebbe?
“Non dare continuità in un team, a livello dirigenziale e tecnico, è un problema. Ti costringe sempre a ripartire. In un Milan che ha cambiato tanto, auguro a chi c’è di rimanere e di proseguire il progetto, e di essere valutato più avanti. Ho un debole per Icardi, ho lavorato con lui, mi ricordo la trattativa tra Garrone e Moratti. E’ un centravanti straordinario e un professionista importante”.
Pensa sarà un mercato che tornerà su cifre normali?
“Avremo due mercati: uno delle big, che non subirà troppi rallentamenti o deprezzamenti, ma temo che saranno costrette a vendere sottoprezzo le squadre medie che si trovano in difficoltà”.
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