Bologna-Napoli si è appena conclusa, il sogno continua. Partita terminata per i ragazzi di Mazzarri. Ma c’è chi comincia nel momento in cui gli altri finiscono. I progetti di crescita che passano sulla scrivania del direttore generale Marco Fassone, le estenuanti trattative di mercato del direttore sportivo Riccardo Bigon, l’attenzione sulle esigenze della squadra del team manager Giuseppe Santoro.
Quelli che segnano prima di Hamsik, Lavezzi e Cavani. Che potrebbero vincere la classifica degli assist visto che in gol li mandano loro. Diritti televisivi, nuovo stadio e marketing bianconero in Cina. Il quarantasettenne manager arrivato dalla Juventus si occupava di questo a Torino. In riva al golfo ha rilanciato.
Attenzione al settore giovanile, sviluppo di piattaforme di comunicazione che permetteranno al mondo Napoli di allargare i propri orizzonti. Assieme a Milan, Inter, Juve, Roma e Palermo, Marco Fassone siede nel direttivo di Lega che si occupa di diritti televisivi. E non basta. Non appena ci saranno le elezioni amministrative, sarà chiamato ad avviare il discorso sulla questione stadio con la nuova giunta comunale.
L’obiettivo è quello di entrare graniticamente nella top five italiana. Suo anche il compito di blindare la squadra dall’eccessivo amore dei tifosi. Un lavoro certosino la scelta degli alberghi per le trasferte. L’affetto non deve mancare mai, ma non deve trasformarsi in una stretta mortale.
E allora dalla gestione di Castelvolturno fino all’albergo, tutto passa da lui. Il prossimo impegno? La realizzazione di una tribunetta per aprire gli allenamenti ai tifosi. Riccardo Bigon è l’uomo delle missioni impossibili. Soprattutto di mercato. Cavani lo ha incoronato, Yebda, Ruiz e Mascara le tessere ideali inseritesi in un organico già competitivo di per sé.
Difficile migliorare ciò che va già bene. Lui ci è riuscito e tra le mille telefonate in cima al telefonino c’è il numero del papà Albertino, allenatore del secondo scudetto azzurro. Mazzarri sarà anche un gran maestro di tecnica, ma c’è il capitano non giocatore in panchina: Giuseppe Santoro, l’uomo di raccordo tra squadra e società.
Non c’è grana che non passi per il suo intervento, non c’è richiesta che non venga analizzata. E se i big accettano di sedersi in panchina è anche perché al fianco del tecnico c’è una squadra che vince con lui.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
F.C.
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