Un esercito di volontari. Disposti a tutto per la causa. Pronti per il fronte… la fascia. Sinistra. Tutti arruolabili. Pure se qualcuno con armi evidentemente spuntate. Inadeguate. Però generosi. E quasi ci sorridi. «Mister, se vuole gioco io là». Io, è Kalidou Koulibaly. Il K2. Sì, lui. Una montagna di muscoli. Nato per marcare più che attaccare. Eppure si offerto, e non è stato l’unico. Quando c’è emergenza è il gruppo che fa la differenza. E’ il senso di squadra. La capacità di sacrificarsi. Anche se a sinistra ci hai giocato una vita fa all’Espanyol. E ora che sei capocannoniere, partendo dall’altro lato, il timore è perdere lo spazio e i tempi giusti. E beccare anche un cinque in pagella. Callejon l’avrà pensato. Poi pure lui s’è messo sugli attenti. Ognuno per gli altri. Per quelli fatti male. Insigne ancora coi punti al ginocchio. Mertens stordito. E Zuniga imballato. SOS ESTERNO. Si arrangi chi può, la generosità è apprezzata. Benitez li ha provati tutti in questi giorni. Chiunque avesse attitudine. Anche Bifulco, il ragazzino della Primavera. Tra i pochi che con quella fascia ha confidenza. E’ destro di piede e con Saurini gioca 4-3-3 dalla «sua» parte. Però con Vanoli, il Ct dell’under 18, fa il tornante mancino nel 4-4-2. Corre, si sfianca e taglia dentro. Poteva proprio lui, certo. Perché ‘o guaglione ha talento e si farà. Ma il suo momento verrà. Oggi è emergenza. E sono allertati tutti gli altri. Koulibaly s’è proposto, Mesto non si è tirato dietro. L’ha fatta con Gasperini la punta alta. Ha forza e conosce il mestiere. E Benitez simpaticamente ci ha sguazzato. «Non dico nulla, Zeman ci ascolta…». E giù un sorriso. Un attimo, però. Perché il dubbio c’è davvero e anche il cuscino di Rafa non dorme sonni tranquilli. SOLUZIONI. E controindicazioni. Equilibri tattici, resistenza organica, capacità di interpretare la fascia e anche la necessità di garantirsi comunque un cambio. Giorni di riflessione ed esperimenti. Col borsino delle quote da aggiornare a ogni allenamento. Su e giù. Che è poi la sintesi dell’esterno nel 4-2-3-1. Su, però. Soprattutto. Su, Ghoulam. In ogni senso. Nelle probabilità della vigilia. Ma anche nel movimento da fare. Trenta metri più avanti del solito. Cinquanta quando spinge: dietro coprirebbe Britos. Ghoulam un’opzione concreta. L’algerino ha i suoi requisiti. E’ mancino, innanzitutto. L’unico tra i papabili. Non «entra» dentro al campo. Però può andare sul fondo e metterla col piede giusto. E poi quand’arrivò confessò di sentirsi un’ala. Lui titolare? Certo, certissimo, probabilmente.
LE ALTERNATIVE. Quelle non mancano. E’ tutta una questione di passi. Avanti. Ma pure di lato. Hamsik dovrebbe farne un po’ verso sinistra. Dal mezzo, al lato. Là dove da mezz’ala partiva e si inseriva. Un’altro calcio, certo. E anche ruolo. Ma lo slovacco è un giocatore completo. Ha gamba, classe e soprattutto intelligenza tattica. Il mondo di Hamsik ha orizzonti infiniti. Orizzonti orizzontali. Qualche grado più in là, sullo stesso parallelo, non sarebbe un problema.
SOTTO A CHI TOCCA. Sotto anche a Jonny De Guzman. Un altro indiziato. Forse. L’olandese è tatticamente nomade. Il calcio orange è storicamente universale. E se pure lui è nato in Canada, al Feyenoord l’hanno adottato. Si definisce uno da «box to box». Che gioca palla, aggredisce gli spazi e va in verticale. Ma Benitez lo vede anche esterno. E perciò l’ha voluto. Esterno destro… Certo. Ma ora il buco è a sinistra. Lui ci sarebbe. Come gli altri. Adattati. L’unico mancino vero è Ghoulam. Sarà lui?
Fonte: Corriere dello Sport
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