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A Londra Fantanapoli per 45’: Insigne-Pandev fanno show, poi quelle solite palle inattive…

Il confine tra la verità e la menzogna è un filo sottilissimo che attraversa un’ora e mezza di calcio: e quando Arsenal e Napoli hanno ormai speso ogni residua scorta d’energia, nell’abbraccio tra uomini stremati, c’è un interrogativo che regna sovrano. Quarantacinque minuti tinteggiati d’azzurro, l’uno-due sull’asse Insigne-Pandev, la possibilità di archiviare il match ripetutamente svanita, una interpretazione matura – pratica, non spettacolare – del match: nello stanzone, per prender fiato, a Benitez l’autostima sarà schizzata in cielo. Ma l’altra faccia dell’Emirates, e anche una versione altrettanto credibile, è pronta al rientro: emerge l’Arsenal, segna e diverte, pareggia e si rallegra, e mentre scende gli scalini che conducono nello spogliatoio, Wenger sa bene d’aver ritrovato una squadra.

AVVIO – Reina in campo e Callejon unico uomo di movimento emerso dal mercato: Benitez va sul sicuro, non sfida le difficoltà atletiche dei suoi, lascia che Higuain e Albiol sfilino nella ripresa e prim’ancora di sedersi (per un istante) è già in vantaggio. Gnabry ha appena divorato il vantaggio, sulla parabola impazzita che ne disorienta il controllo: a Insigne no, quella traiettoria perfida disegnata dal maldestro Jenkinson (4′), è pane per il suo piede, che accarezza, gestisce e poi spedisce nell’angolino. Arsenal-Napoli non è materia per distratti amanti del football e fa niente se Wenger s’è divertito – o ha dovuto – mescolare i «gunners»: la struttura resta rilevante, la qualità elevatissima e guai concedere. Pepe Reina si cala nel ruolo, si prende la scena, ascolta e respinge i fischi, ma poi, in un eccesso di confidenza, rinvia proprio su Gnabry: pallonetto comodo, fuori di un niente, però di troppo.

LA SVOLTA – Minuto 18′, il teatro dell’assurdo: Behrami va sul pallone, neanche sfiora Gibbs, che resta incredulo – pure lui – dinnanzi al fischio dell’arbitro. E’ rigore, bontà sua, quel che serve a Reina per cancellare il papocchio precedente e restare protagonista, smanacciando la randellata centrale di Podolsky. Il Napoli è in Inler, nella sua capacità di dirigere; poi in Hamsik, che cattura gli sguardi, che ispira nello spazio, che ha talento da esporre nella verticalizzazione improvvisa (28′) gestita sontuosamente, tagliando prima l’erba e poi buttando Pandev – pure lui intuitivo – nella profondità che vale il 2-0. È  calcio (anche) all’italiana, fondato sulle coperture e sul contropiede (quando si può); ed è rispettoso controllo delle diagonali e delle distanze tra i settori: 4-2-3-1, vero, ma anche 4-4-1-1, con un ventaglio che si apre e si chiude, che abbassa gli esterni fino a Rosicky, che poi si rispalanca per lanciare un tenero Callejon.

LA CONTROMOSSA – L’Arsenal ha già dato cenni di sè (Podolsky e Giroud nel finale) e Wenger l’ha rivitalizzato con iniezione di rapidità e di geometria: Walcott, Arteta e Chamberlain risistemano le gerarchie tattiche e servono per dar pressione. Il Napoli ha smesso di giocare, complice (succede) lo 0-2, un affaticamento collettivo e la girandola di sostituzioni che pure incide; ma quando Wilshere (3′) sfiora il palo, sembra che il destino abbia già deciso. E invece è un abbaglio, perché la ritirata azzurra produce caos nei sedici metri, lascia piovere palloni, richiede a Reina di stupire (27′) su Giroud, strapazzato con un colpo di reni quasi all’incrocio. Un’illusione, perché dall’angolo casca la palla che richiede una contorsione e Giroud è là.

COME SEMPRE – La disperazione delle palle inattive, l’incubo degli angoli, delle punizioni, degli spioventi: storia vecchia, che al 41′ si ripete. Ad Arteta viene l’idea giusta e ai due centrali – Mertesacker e Koscielny – è imposto di crederci, di andare a saltare: il primo va d’impatto, ma trova (ovviamente) Reina, il secondo interviene sulla ricaduta, e fa 2-2 e però riapre pure qualche antichissima ferita sulla quale intervenire o da suturare con (i primi) quarantacinque minuti da star. Alla ricerca della verità…

Fonte: Il Corriere dello Sport

La Redazione

M.V.

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