Presentare un romanzo dedicato al calcio la sera della partita Napoli-Manchester City al San Paolo è una scommessa che poteva vincere solo Giorgio Faletti. Altro che autorete, la Feltrinelli di piazza dei Martiri alle 18 era già piena di giovani lettori che seguono Faletti dai tempi di «Io uccido». Einaudi gli ha chiesto un romanzo breve (144 pagine, 12 euro) per la collana Stile Libero e lui, che di tale sport ignora quasi tutto, senza altro conforto che la sua incoscienza, ma con i preziosi consigli degli amici Alex Del Piero e Alberto Zaccheroni, ha sfornato un vero gioiellino. «Tre atti e due tempi» è la conferma che la vena narrativa di Faletti, applicata alle storie italiane e alle memorie personali, si è affinata negli anni a furia di levare, identificandosi ormai in uno stile «falettiano» che ha conquistato il rispetto di tutta la critica.
Eccoci dunque in una città del Nord-Ovest, non identificabile ma simile alla nativa Asti, con tocchi di Novara, Vercelli, Casale Monferrato. Una vita sonnolenta di provincia e una squadra locale che ha vegetato per lunghi anni in serie B e che oggi, proprio oggi (la storia si svolge, aristotelicamente, nello stesso luogo e in un giorno solo), può toccare la gloria disputando la partita di play-off per l’ingresso in serie A. In questo mondo medio fatto d’erba e calzoncini macchiati di fango, di olio per massaggi e calzini bagnati, di esplosioni di esultanza e di rabbia, di spogliatoi che sanno di umido e di sudore, vive il protagonista Silvano, Silver per gli amici. Da quando combatteva sul ring e l’occhio nero lo faceva assomigliare al pirata Long John Silver. Un uomo di mezza età che ha commesso molti errori, che è stato in galera e s’è rifatto una vita solitaria, parcheggiandosi in un comodo cono d’ombra. E’ il magazziniere della squadra, ma è anche il padre del Grinta, campioncino locale dal grande futuro.
La voce narrante di Silver è sommessa ma riesce a turbare l’anima, è crepuscolare ma densa di amara ironia. La moglie perduta, un rapporto intenso di amicizia senza sesso con Rosa, il rapporto difficile con il figlio. Ma è il suo tormento per uno sporco affare di corruzione e di vendita della partita, scoperto per caso, a tirare il lettore dentro la storia senza mollarlo più, fino all’ultima pagina. Silver proverà a cambiare le carte in tavola, perchè non vuole che altri commettano i suoi stessi errori.
Bravissimo Faletti a creare la tensione, bravissimo a disegnare questa figura a cui si dichiara particolarmente affezionato.
«Lo confesso, è l’unico personaggio in cui mi sono completamente identificato durante la scrittura e da cui non riesco più a staccarmi. Tanto da pensare a una trasposizione cinematografica con la mia faccia e a un prossimo libro che lo veda ancora protagonista».
Dopo quattro thriller d’oltreoceano,
«che ho scritto perchè mi sarebbe piaciuto leggerli»,
Faletti ha cambiato registro con il recente «Appunti di un venditore di donne», una svolta decisa e forse una sfida personale. «Ho capito che era venuto il momento di raccontare più di me stesso, tornando agli anni del mio esordio milanese, al Derby fucina di talenti comici, a quella vita divertente e sregolata che poco si curava di quel che succedeva intorno, anche se erano i tempi bui del sequestro Moro». E oggi, con «Tre atti e due tempi», conferma la sua volontà di confrontarsi con temi più legati al nostro vissuto quotidiano: il conflitto tra le generazioni, la difficoltà di essere giovani, il ritorno al rispetto delle regole morali, la qualità dei sentimenti e la necessità dell’amore. Intanto, dalla sua raccolta di racconti «Pochi inutili nascondigli» sta nascendo una serie televisiva. E dopo la canzone cantata da Mina nel suo ultimo cd e un’altra in corsa per Sanremo, Faletti annuncia che sì, forse lavorerà presto a un disco tutto suo. Instancabile.
La Redazione
P.S.
Fonte: Il Mattino
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