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Fair play – Napoli ha i conti in regola come l’Arsenal e il Bayern Monaco

Il club di De Laurentiis è un esempio dal punto di vista economico

I conti tornano, da sempre: e in quel ciclo cominciato nel 2004, rinascendo dalle ceneri del Fallimento, l’attenzione riservata alle spese (oculate) ha rappresentato una codice di comportamento. Il fair play finanziario è di Platini ma anche di De Laurentiis, che ha rilanciato il club tenendo fede ad un principio economico e che ora si specchia in quei bilanci in attivo. Il Napoli è un’azienda che non concede deroghe, che non si lancia in operazioni border line, che rispetta il tetto degli ingaggi e non lo fa lievitare, riuscendo a reggere i costi in maniera esemplare, sino a diventare un modello a livello europeo ed ad essere affiancato all’Arsenal o al Bayern Monaco. Si (ri)parte da questo concetto portante pure stavolta, e però facendo magari qualche concessione per arrivare a qualche top player ma soprattutto per assicurarsi la meglio gioventù, già sufficientemente rappresentata da Edu Vargas, il pallone d’argento del Sud America acquistato nel gennaio scorso per undici milioni di euro, e innanzitutto da Hamsik, che con i suoi venticinque anni resta un ragazzino con circa duecento presenze all’attivo ed ancora quattro anni di contratto. Le partite si giocano a tutto campo e qualche volta – anzi, spesso – pure fuori, in match che possono diventare aste alle quali il Napoli si sottrae per scelta. La scalata dalla serie C alla qualificazione in Champions, la vittoria in coppa Italia e la qualificazione in Europa League, hanno sottolineato la bontà di una filosofia che ha sistematicamente privilegiato le idee e che non si è mai discostata dal riguardo assoluto verso il capitolo delle uscite, che sono state mirate e non improntate al risparmio, come testimoniano nel tempo gli acquisti di Maggio e di Quagliarella, poi quelli di Cavani e di Inler e infine di Vargas. L’equilibrio costi-ricavi rappresenta una medaglia che il Napoli s’appunta al petto e che rimane il distintivo per guardare al futuro: perché l’estate del 2004 ha lasciato il segno.

Fonte: Corriere dello Sport

La Redazione

A.S.

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