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Fabio Quagliarella: «Non conosco camorristi»

Gli hanno chiesto dei rapporti con Paolo Carolei, esponente di spicco della camorra stabiese, ma anche della decisione della società azzurra di venderlo alla Juventus a poche settimane dall’inizio del campionato scorso. Sono i due punti su cui hanno battuto i pm, nell’ascoltare come testimone il calciatore della Juventus Fabio Quagliarella. Due punti, due richieste di informazioni, nel corso di un’inchiesta per molti versi ancora coperta da segreto istruttorio, che punta a fare chiarezza su un presunto volume di scommesse clandestine nel corso degli ultimi due campionati di A.
Mancano dieci minuti alle nove, quando Fabio Quagliarella varca la soglia della Procura di Napoli (immortalato dalle telecamere di «Sky sport»), presentandosi come potenziale testimone dinanzi agli inquirenti. Assente invece il mister del Genoa Alberto Malesani, ex coach del Bologna. Quagliarella, dunque. Si parte da una domanda: perché è stato venduto alla Juventus? Perché il Napoli si è affrettato a cedere l’attaccante strappato un anno prima all’Udinese? C’erano problemi ambientali che hanno spinto i vertici societari a rivedere le proprie strategie di mercato? Domande a cui Quagliarella ha risposto in modo deciso: non conosco esponenti della camorra stabiese, la cessione è avvenuta per questioni tecniche, per divergenze nate per motivi che nulla hanno a che vedere con questioni di natura «ambientale».
Inchiesta condotta dalla Dda di Napoli, fascicolo coordinato dal procuratore aggiunto Rosario Cantelmo, dai pm Pierpaolo Filippelli e Claudio Siragusa. La storia è nota: si parte dalle mosse di alcuni prestanome della camorra dei D’Alessandro e da un enorme giro di scommesse che sarebbe stato gestito proprio dalla camorra di Castellammare e dei Monti Lattari. Nessun accostamento tra Quagliarella e il tessuto criminale del napoletano – è bene chiarirlo – in uno scenario per molti versi ancora da mettere a fuoco.
Ma non poteva mancare un’altra domanda all’ex bomber del Napoli e della Nazionale, a proposito della partita Napoli-Parma – sconfitta azzurra per 3 a 2 – nella primavera del 2010. Una partita discussa, al centro di indagini differenti, alimentate da prospettive diverse: è la partita in cui viene immortalato il boss di Secondigliano Salvatore Lo Russo mentre osserva a bordo campo, con tanto di pettorina da giardiniere, il tracollo napoletano da parte degli emiliani; è la partita in cui si sarebbe registrato un flusso anomalo di scommesse tra il primo e il secondo tempo (il Napoli era in vantaggio per uno a zero); ma è anche il match in cui Quagliarella viene espulso al termine di un raptus di nervosismo per motivi agonistici. Su quella partita, Quagliarella ha detto poco, limitandosi a un accenno di carattere personale: sono stato espulso – ha fatto capire – ma la società non ha mai intentato un ricorso, come pure avrebbe dovuto. Il resto è storia di interpretazioni. Perché il presidente De Laurentiis, alla fine dell’agosto del 2010, affermò che avrebbe puntato a costruire una squadra di sudamericani e non più di napoletani? Perché vendere un giocatore dai natali a Napoli?
Indagine condotta dai carabinieri del capitano Alessandro Amadei, in forza al reparto investigativo di Torre Annunziata, si parte da Stabia connection per puntare in alto. Ci sono almeno una trentina di partite sotto i riflettori, si spazia dalla Lega pro alle serie maggiori. Non solo campionati nostrani, ci sono anche i tornei internazionali. Non è un caso che sono in corso richieste di rogatoria (per interrogare ad esempio Hector Cuper, allenatore in forza alla liga spagnola), ma anche contatti con alti dirigenti Uefa. Obiettivo dichiarato, mettere a fuoco il ruolo di colletti bianchi del crimine, gente in grado di riciclare, ripulire ma anche di scommettere. E di vincere, magari grazie ai contatti giusti.

 

La Redazione

A.S.

Fonte: Il Mattino

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