Bello, importante, ma troppo lontano l’ultimo successo. Secondo scudetto: ventidue anni fa. Da allora il Napoli la sua bacheca non l’ha aperta più. Neanche trova più le chiavi. Però una volta c’è andato assai vicino. Maggio del ’97. Coppa Italia pure allora. Finale con Vicenza. In campo c’era anche Fabio Pecchia.
Prego, Pecchia, racconti lei la storia.
«Che anno disgraziato, quello. In campionato salimmo sino al secondo posto. Poi nel girone di ritorno ci fu un crollo. Rischiammo addirittura la retrocessione. Però c’era la coppa Italia. Ci poteva salvare la stagione. Eravamo un po’ depressi, è vero, ma in coppa ci trasformavamo. Nei quarti, infatti, battemmo la Lazio e in semifinale facemmo fuori addirittura l’Inter. Così, senza più Simoni e con Montefusco allenatore, conquistammo la finale. Noi contro il Vicenza. Una squadra decisamente alla portata nostra».
Vada avanti.
«All’andata vincemmo noi per uno a zero. Sessantamila spettatori. Segnai io. Un’emozione che se ci ripenso me la sento ancora addosso. Ormai quella coppa la sentivamo nostra. Invece? Invece al ritorno uno a zero per loro e si andò ai supplementari. E negli ultimi due minuti del secondo supplementare prendemmo due gol. Incredibile: avevamo la coppa tra le mani e non la trovammo più. Che delusione. Non mi davo pace: ma come, mi dicevo, battiamo Lazio e Inter e poi ci facciamo fregare dal Vicenza?»
Quindi anni dopo la storia può cambiare. Napoli-Siena di stasera, infatti, vale la finale. Intanto: la coppa Italia è sempre uguale?
Ovvero, quanto vale per un calciatore?
«E’ un successo sempre prestigioso. Però molto dipende anche dalla stagione com’è andata. Per noi che non avevamo tenori ma cantanti da piano bar, quindici anni fa valeva sicuramente molto. Per questo Napoli che ha sfiorato i quarti di Champions, invece, potrebbe valere un po’ di meno. Anche se poi, quando vai in campo, tenori o non tenori, la voglia di vincere è sempre la stessa».
All’andata ha vinto il Siena. Riuscirà il Napoli a ribaltare il risultato?
«Ha le carte in regola per farlo. Napoli e Siena portano in campo valori assai diversi, questo è ovvio, ma poiché nel nostro calcio non c’è mai niente di scontato, il Napoli farà bene a darsi subito da fare per recuperare lo svantaggio. Anche perché il Siena è una bella squadra. A me piace come gioca».
Coppa Italia o terzo posto in campionato? Potendo, Pecchia che cosa sceglierebbe?
«Tutti e due. Arrivato a questo punto, il Napoli deve andare avanti su tutte e due le strade. Perché scegliere quando si può avere tutto? Mi sembra lo dica anche Mazzarri, no?»
Allora mettiamola in un altro modo: su un piatto della bilancia la conquista della coppa Italia e dall’altra quella del terzo posto che vuol dire un’altra volta Champions, seppure dalla porta dei preliminari. Da che parte pende la bilancia?
«Beh, così la risposta è facile. Addirittura non c’è corsa. Perché se da una parte la coppa Italia sarebbe una gioia immediata e, probabilmente, anche un premio ad un percorso di crescita che ha dello straordinario, dall’altra la riconquista della Champions sarebbe un riconoscimento internazionale senza eguali. Sarebbe per il secondo anno di seguito una vetrina eccezionale, oltre che una via certa per l’acquisizione di nuove e ricche risorse finanziarie per il club».
Stasera il Siena per la coppa, poi, in rapida successione: Catania, Juve e Lazio per il campionato. Ventuno marzo-sette aprile: in due settimane e mezzo il Napoli si gioca tutto quel che resta della sua stagione. Qual è il rischio?
«Ci sarebbe un rischio se la squadra fosse stanca ed avvilita per l’uscita dalla Champions. Ma ho visto il Napoli contro l’Udinese e quella reazione rabbiosa che ha avuto nel secondo tempo ha dimostrato che la squadra c’è, è forte ed atleticamente è anche in buona condizione. A proposito: Lavezzi ci sarà? Si? Bene, allora è assicurato anche il divertimento».
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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