Ha vinto il campionato in quattro città diverse, Milano, Roma, Madrid (dove era «don Fabio») e Torino, come pochi altri. Ha disegnato squadre sempre brillanti dove per prima cosa c’è la difesa, come gli hanno insegnato anni di passione per la pallavolo. Poi, quasi sempre, il 4-4-2. E un regista. E due attaccanti complementari. Fabio Capello è una delle leggende del nostro calcio. Ora commentatore per Sky Sport.
Capello, per lo scudetto è sempre Juve contro Napoli?
«È la conferma e la riconferma delle due squadre che sono al top del calcio italiano. La Juve si è rinforzata per vincere la Champions con Ronaldo, adesso si è strutturata per essere ancora più competitiva in Italia e in Europa. Ora come ora, la Juve mi pare ancora quella favorita».
Capello, quando si arriva alla guida di un gruppo è più difficile capire o farsi capire?
«Sono due cose che si integrano perfettamente. Capire cosa hai in mano e in base ai valori riuscire a dire quello che si vuole. Farsi seguire e capire è diverso, serve il carisma e i calciatori intuiscono subito se ce l’hai o no. Ed è per questo che capire è più complicato».
Ancelotti pare che in poco tempo sia riuscito in entrambe le cose?
«Non mi meraviglio che abbia già trovato la giusta via dopo i problemini iniziali. Lui ha portato nel Napoli qualcosa di nuovo, essendo intelligente ha subito capito cosa poteva fare per migliorare la situazione».
Quale la cosa che più l’ha colpita?
«Ha preso Insigne e lo ha portato in una posizione dove la sua rapidità e la sua pericolosità hanno dato i frutti: uno come lui, il giocatore che ha più qualità di tutti, più lo porti vicino alla porta e meglio è».
Lei alla Roma, nel 2001, è stato l’ultimo tecnico a vincere uno scudetto al di fuori della tirannide di Milano e Torino. Perché al Sud non si vince?
«È questione di mentalità. Spesso ci si accontenta, basta aver giocato bene ed è finita. Vincere, al Nord, fa parte della normalità: lo fai, fai baldoria per qualche ora e pensi a quello che devi fare per conquistare la prossima coppa e il prossimo campionato. A Napoli mi pare che dopo aver vinto a Torino contro la Juventus si è fatto festa fino alle 4 del mattino».
Ancelotti può dare questa mentalità?
«Sì, lui ha dentro di sé quella sana cattiveria. Lui si diverte a vincere, quando ha buoni calciatori gli piace giocare bene ma sa anche capire quando è il momento di randellare. È l’uomo di esperienza che ci voleva al Napoli».
Che Juventus-Napoli sarà oggi?
«Mi attendo una partita di rispetto, con Allegri e Ancelotti che avranno la voglia di vincere. Ma l’attenzione a non perdere».
Hamsik regista la convince?
«Mi pare che stia imparando»
Si può anche a 31 anni?
«Io sono migliorato tecnicamente a 34 anni con Nils Liedholm sulla panchina del Milan, basta avere la voglia di imparare».
L’eventuale scudetto di Ancelotti vale il suo alla Roma?
«Avrebbe davvero lo stessa importanza e lo stesso valore».
Mercoledì, poi, c’è la Champions. La gara col Liverpool è già decisiva?
«Ma no. Difficile come partita, perché sarà interessante vedere il Liverpool giocare un calcio straordinario, fatto di velocità e intensità. Klopp va sempre in verticale, sempre sempre, attaccano in tantissimi e riescono a recuperare palla in maniera spietata. Ma un punto debole ce l’hanno: nell’ultimo quarto d’ora calano…».
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