Nel nome di Fabio Cannavaro. E nel nome di Città della Scienza. «Pensavo di aver smesso con il calcio, ma ho trovato una giusta causa per tornare a indossare le scarpette e per giocare una partita di pallone». Novello Pavarotti, il capitano dell’Italia campione del mondo in Germania dà vita al suo «Cannavaro & friends» e si prepara di fare del San Paolo, il prossimo 13 maggio, il tempio del calcio mondiale. Una partita di beneficienza per raccogliere fondi per ricostruire le strutture andate completamente distrutte dall’incendio del 4 marzo.
Cannavaro, come mai questa decisione?
«Ho visto le immagini del rogo, la devastazione, le fiamme che hanno annientato un luogo speciale per Bagnoli. Sono rimasto colpito profondamente. E allora mi sono detto che era arrivato il momento di organizzare quella partita di addio al calcio che mai e poi mai avrei voluto disputare. Anche perché ho smesso di giocare da un anno e mezzo».
Bagnoli è uno dei posti del cuore della sua vita?
«Ho iniziato proprio sui campetti sotto le ciminiere dell’Italsider a muovere i primi passi: tre volte alla settimana salivo sul bus 141 che dalla Loggetta mi portava a Coroglio. Più che il pallone ricordo l’odore del mare e le ciminiere di quella zona che in quei tempi erano ancora lì. Mi ci portò il mio primo maestro, Scarpitti, che poi era anche il mio professore di educazione fisica a scuola».
Da qui la decisione di mobilitarsi?
«Ogni volta che passo per quella zona mi chiedo come sia possibile non aver fatto ancora nulla per il suo rilancio, per realizzare attività che aiutino la crescita di Napoli. E l’unica cosa bella, di cui potevamo andare orgogliosi, è stata annientata da un atto doloso. Non potevo restare senza fare nulla».
Che cosa ha in mente per quella gara?
«In un primo momento ho pensato di disputare al San Paolo la rivincita di Italia-Francia, la finale di Berlino del 2006. Poi ci ho pensato: molto meglio chiamare tutti quei compagni con cui ho condiviso la mia carriera. E anche qualche avversario con cui ho duellato».
Se accetta solo il 10 per cento, sarà una sfida galattica.
«Ho giocato nel Napoli, nella Juventus, nell’Inter e nel Real Madrid oltre che nella Nazionale. Per la mia partita d’addio penso che verranno in molti… forse ne serviranno due di partite (ride, ndr)».
Ronaldo, Zidane e Del Piero pare abbiano già accettato.
«È vero, ma non soltanto loro. Quella sarà una serata importante: dobbiamo raccogliere molti fondi da destinare alla ricostruzione di Città della Scienza. Stiamo già contattando il Napoli e il presidente De Laurentiis per avere il supporto necessario per poter disputare la partita al San Paolo. E ho sentito anche il sindaco De Magistris che mi ha dato ampia disponibilità per la collaborazione necessaria per organizzare questo evento. La Città della Scienza è bruciata e noi giochiamo, per ricostruirla tutti insieme, questo deve essere il moto di quel giorno».
Che idea si è fatto di quello che è successo a Città della Scienza?
«Non so chi abbia causato questo disastro. Altri hanno il compito di scoprirlo e punire i colpevoli, ma lo sport ha alimentato la mia caparbietà e sono intenzionato ad usarla tutta quanta per fare la mia parte e impegnarmi perché a Napoli sia restituita una cosa preziosa che le è stata tolta».
La sua vita, adesso, è all’insegna della solidarietà.
«Anche ora sono in Cambogia a prendere parte a iniziative di beneficienza. Domenica torno a Dubai e tornerò a chiamare i miei vecchi amici per invitarli a Napoli per la mia festa d’addio. Io ho smesso più di un anno e mezzo fa, ma è giusto farlo per La Città della Scienza».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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