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Fabio Cannavaro: “Contro Ibra e Robinho servono pazienza e concentrazione”

L'unico gol in maglia azzurra di Fabio Cannavaro contro il Milan l'8 Gennaio 1995

Il primo gol non si scorda mai. «Sono cresciuto negli anni delle sfide scudetto tra Napoli e Milan, immaginate la felicità di quel momento, dopo la rete a San Siro». Fabio Cannavaro torna indietro di sedici anni: l’8 gennaio del ’95 era il difensore ragazzino che segnò l’1-1 a tre minuti dalla fine. Che ricorda di quella domenica? «Tutto, le partite a Milano un napoletano non le dimentica mai. Ero andato in attacco e al limite dell’area Benny Carbone mi passò il pallone: stop e tiro, non era irresistibile ma Rossi, il portiere, fece una mezza papera. Baciai la maglia, orgoglioso del gol al Milan». In quegli anni il Napoli non era da scudetto, ora sì. «Non immaginavo che potesse arrivare così in alto, a giocarsela con Milan e Inter. Si poteva immaginare una crescita graduale, invece il Napoli ha bruciato le tappe. Sappiamo la città com’è, s’infiamma facilmente: Mazzarri è capace e saprà isolare i giocatori». Mazzarri avrebbe voluto allenare anche l’altro Cannavaro. «Se ne sono dette tante. Vivo a Dubai, sto bene e seguo il Napoli da tifoso. Ho visto la partita di Vila-Real e vedrò quella di Milano». Peccato per l’eliminazione dall’Europa League. «Bisogna saper chiudere le partite perché in 5′ si può rovinare tutto. L’esperienza internazionale farà crescere i giocatori». Squadra in zona Champions: merito di Mazzarri? «Sì, suo. Se ne vede la mano nel gioco, ha dato i giusti punti di riferimento alla squadra e l’ha resa aggressiva». Milan-Napoli è sfida tricolore. «Pronostico apertissimo. È la prova di maturità per gli azzurri, va affrontata con convinzione e un pizzico di spensieratezza perché è il Milan a dover cercare i tre punti per avvicinarsi allo scudetto e il Napoli potrebbe sfruttare le sue caratteristiche per colpirlo. Se gioca con intelligenza e ha pazienza, se lotta e corre più degli avversari, può vincere. In casa del Milan non si parte sparati: le gare durano 90’». Non c’è Lavezzi. «Valore importante, però la forza del Napoli è il collettivo, che viene a volte esaltato dalla giocata del singolo». Le altre armi del Napoli? «La spinta di Maggio e Dossena, il dinamismo di Pazienza. E Cavani». Da difensore, meglio avere contro Cavani o Ibrahimovic? «Ho il debole per Ibra: segna tanto e fa l’ultimo passaggio. Cavani è la grande sorpresa dell’anno: tanti gol non li aveva mai fatti». Lei ha giocato con Ibrahimovic alla Juve e Robinho al Real Madrid: come bloccarli? «Sono straordinari nell’uno contro uno: aspettano il movimento del difensore e poi sfruttano la loro velocità. Servono pazienza e concentrazione: se li perdi, ti fulminano». Ibrahimovic è innamorato di Napoli. «L’ha conosciuta con me anni fa, girando in Vespa, rigorosamente con i caschi. Vide il San Paolo, quando il Napoli era ancora in C1, e ne rimase affascinato: pensava ai tempi di Maradona». Al Milan c’è anche Cassano: è vero che i big, compreso il capitano Cannavaro, non lo volessero in Nazionale? «Falso. Lippi ha sempre scelto di testa sua, i giocatori hanno sempre accettato e stimato Cassano». Sorpreso che in Nazionale non abbia mai giocato suo fratello Paolo. «Sì, molto. Da anni ha un rendimento costante, sbaglia poco. Continua a pagare il paragone con me e invece abbiamo differenti caratteristiche». Se fosse lui il capitano del terzo scudetto dopo i due vinti con Maradona? «Sarebbe una gioia immensa per tutti i tifosi che vivono le vittorie del Napoli come un’occasione di riscatto sociale, era così anche in quegli anni ’80. La squadra diffonde l’immagine positiva di una città che non è solo monnezza, violenza, disoccupazione. Magari vi fossero altri esempi dallo sport, basket o volley. Ma adesso bisogna rifare il San Paolo e creare una grande casa per il settore giovanile: questo fa compiere il salto di qualità».

La Redazione
C.T.

Fonte: Il Mattino

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