Napoli dice ancora grazie alla sua straordinaria conformazione geografica. Già, perché il calendario dei grandi eventi che si succederanno nel prossimo biennio lo si deve solo al fantastico scenario naturale della città: le World Series di America’s cup a mare, la coppa Davis in uno stadio montato e smontato alla rotonda Diaz, il Giro d’Italia in via Caracciolo.
Ma, se si parla di Italia-Francia di calcio o di Italia-Argentina di rugby cominciano le dolenti note perché il San Paolo, nonostante a norma Champions League, appare inadeguato per la visione anche di una normale partita di campionato. È questa l’altra faccia della medaglia dei grandi eventi a Napoli. La città non è inoltre dotata di un palasport adeguato; ha il Collana che perde pezzi e per il quale non si vede luce fuori dal tunnel. E ancora una serie di impianti la cui gestione è ricca di problematiche a cominiciare da un’area, quella della cittadella delle caserme di Miano, solo sulla carta assegnata allo sport.
Per ora comunque solo tanti impegni. In ordine di tempo gli ultimi sono per gli impianti della ex 219, prevalentemente piscine. Furono costruiti nel dopo-terremoto, vandalizzati e ridotti all’inutilizzo fin quando il Comune non chiese al Coni di gestirli. Da allora hanno garantito lo sport a migliaia di napoletani. Ora, scaduta la convezione, Il Coni ha restituito gli impianti per la cui gestione il Comune ha stabilito di procedere ai bandi di gara. Da assegnare il palaDennerlein, il palaVesuvio, il palazzetto di via Stadera, la palestra Lapegna, le piscine Bulgarelli, Dennerlein, Galante, Rocco di Torre Padula, Poerio e di corso Secondigliano. Nel bando (iter da espletare entro il 10 settembre) si terrà conto tra l’altro dell’attività agonistica e sociale, meriti acquisiti e competenza.
Il PalaVesuvio, campo centrale da 3700 posti e pista indoor di atletica, tre palestre coperte da 800 posti, quattro scoperte, è il simbolo di queste strutture sempre in lotta con la manutenzione. Emblematico il rinvio per pioggia della Fed Cup di tennis del 2008.
Lo scandalo napoletano si chiama però «Mario Argento»: è chiuso dal 6 giugno 1998. Nel 2005 fu presentato un plastico avveniristico per la ricostruzione ma le normative sulle costruzioni in zona sismica hanno imposto lo stop. E si racconta che dei giocatori greci a Napoli per l’Eurolega abbiano chiesto se si trattasse di rovine archeologiche. L’ultima promessa è datata 21 marzo. «Entro fine 2012 cominceranno i lavori per il Mario Argento e Collana» disse il sindaco De Magistris.
Per entrambi si lavora a un project financing. Il Collana è di proprietà della Regione che l’ha ceduto in comodato d’uso gratuito al Comune. «Ora – spiega Luciano Schifone, delegato allo sport della Regione – attendiamo prima dell’estate un progetto da condividere per prolungare il comodato e permettere l’ingresso dei privati». Tempi non brevissimi perché in caso di modifiche sostanziali serviranno anche dei passaggi in Consiglio. Per il San Paolo l’assessore allo sport, Pina Tommasielli, ha recentemente detto: «Siamo vicini alla firma del verbale che sancirà l’effettivo debito del Napoli, i rapporti tra le parti sono molto sereni». La convenzione con il Comune (scadenza 2014) verrà rinnovata a breve e il nuovo accordo potrebbe avere durata quinquennale. La scelta dell’amministrazione per la nuova casa del Napoli è però nota: stadio a Ponticelli e nel bando anche i lavori per la ristrutturazione del San Paolo. E De Magistris si è sbilanciato: «Stadio nuovo entro la fine della consiliatura». Napoli punta sullo sport. Ma per ora, i migliori impianti sono i doni che la Natura ha offerto alla città.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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