Il sabato del Chelsea riservava un piccolo svantaggio rispetto al Napoli, in questa elettrizzante fase di avvicinamento all’ottavo di finale in programma martedì al San Paolo: oggi allo Stamford Bridge la partita col Birmingham non era un’ordinaria sfida di campionato, bensì un’altra gara ad eliminazione diretta. In palio, l’unica competizione oltre la Champions che ormai il Chelsea può vincere. E viste le potenzialità messe in mostra fin qui dai Blues, si potrebbe dire che la FA Cup è l’unica competizione davvero alla portata del Chelsea per la vittoria finale.
AVB (così è abbreviato il nome completo di Andrè Villas-Boas in Inghilterra) lascia inizialmente in panchina Drogba, Lampard, Kalou e Malouda, presumibilmente per fare turnover. In campo gli altri titolari, le novità sono Obi Mikel davanti alla difesa, e finalmente il nuovo acquisto Gary Cahill, difensore fin qui quasi mai utilizzato dal tecnico portoghese. Come il Napoli anche il Chelsea lascia trasudare una certa adrenalina, segno che entrambe le squadre sentono la sfida incombente. La differenza è che il primo quarto d’ora del Chelsea non produce né gol né pericoli, solo qualche rara accelerazione di Ramires e Sturridge: per il resto sono tutte inquadrature e primi piani su Villas-Boas, che stringe le mani nervoso e guarda preoccupato i suoi Blues un po’ scoloriti. Le tensioni di AVB si materializzano al 20’ con il vantaggio del Birmingham a Londra: non è il centravanti Rooney – omonimo del più celebre Wayne del Manchester – ma il terzino Murphy a insaccare su calcio d’angolo, dopo una imbarazzante dormita generale di tutta la retroguardia dei Blues, che lasciano sfilare immobili la palla attraverso tutta l’area piccola. E mentre i dirigenti del Chelsea scuotono il capo per l’insoddisfazione, la frittata si completa: Ramires si procura con furbizia un penalty, Mata va sul dischetto, sommerso dai fischi dei tifosi avversari, e si fa parare clamorosamente il tiro da Doyle. Il Chelsea va in bambola e nel primo tempo non riesce a raddrizzare il risultato, inducendo i propri supporters a invocare il nome di Mourinho.
Nella ripresa Torres, ancora una volta inconsistente, lascia il posto a Drogba, mentre Mikel è sostituito da Kalou. Il Chelsea ritrova convinzione e dinamismo e assedia il Birmingham nella propria metà campo. La pressione produce frutti al 61’, quando Ivanovic, in gran forma, mette al centro un cross teso sulla testa di Sturridge, che incorna imperiosamente e infila nell’angolino il pareggio. La squadra di AVB continua a spingere e ci crede, Drogba si dimena e ce la mette tutta mentre Mata è ancora traumatizzato e sbaglia molto. Così gli ospiti sembrano riuscire a contenere, pur a fatica, la sfuriata del Chelsea, prima di riaffacciarsi nell’area dei padroni di casa con una punizione insidiosa di Mutch, bloccata da Cech. Villas-Boas inserisce nel finale anche Frank Lampard, ma il punteggio non cambia, anzi è ancora Cech a salvare il risultato, e il fischio finale dell’arbitro rimanda la pratica alla ripetizione dell’incontro, che sarà in casa del Birmingham.
Il Chelsea non sembra affatto difettare in condizione atletica, la corsa e il ritmo ci sono, in particolare da parte di Ivanovic, Ramires, Meireles, Sturridge e Drogba. Il problema principale è parso la tenuta psicologica, estremamente altalenante, con fasi di grande intensità seguite da improvvise sparizioni dal campo e gravi amnesie. In concreto, resta evidente la sterilità offensiva, non compensata da una difesa impenetrabile. Anzi, il Chelsea appare piuttosto vulnerabile, se attaccato va in difficoltà e se messo alle strette da una squadra ben organizzata nel reparto arretrato non ha molte idee d’attacco. Martedì sarà molto nelle mani di Mazzarri: se Chelsea e Napoli saranno quelli visti nella “sfida a distanza”, se soprattutto il Napoli conserverà la concentrazione sfoggiata contro la Fiorentina, ci saranno buone possibilità di vedere gli Azzurri vittoriosi contro i Blues.
Lorenzo Licciardi
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