Da Wembley all’Allianz Arena. Passando per Istanbul, forse per gli ultramoderni stadi dei paesi scandinavi, oppure ad Est. Giù fino – perché no – al Kazakistan del magnate Nazarbaev, in cerca di grandeur anche attraverso lo sport. L’Europeo del 2020 si fa in 13, allarga in suoi confini in un’edizione itinerante, anzi quasi tsigana. Con tappe ancora da definire nei nomi, ma disseminate in tutto il Vecchio Continente.
Che Platini volesse allargare la tradizionale formula in una nuova con tante città e tanti paesi si sapeva. Ma l’esecutivo Uefa ha deciso ieri che saranno 13 città di 13 nazioni diverse a ospitare quell’edizione. Con due vincoli: la stessa sede per semifinali e finale, e stadi da un minimo di 50 mila spettatori con sole due eccezioni da 30 mila. E però, ha chiarito la Uefa, saranno accettate anche le candidature di città con progetti di stadi in costruzione. «Si giocherà da Nord a Sud, da Est a Ovest», lo slogan di Platini, pronto a difendere la sua scelta alla luce di un principio di democrazia: «così avranno una chance quei piccoli paesi che altrimenti non avrebbero mai potuto organizzare una edizione». Come dire, Londra o Monaco non potranno rimaner fuori, ma chissà che Astana o Cardiff non abbiano la loro carta da giocare.
L’esecutivo ha precisato oggi la decisione di principio – ossia di organizzare un Europeo «itinerante» nel 2020, a 24 squadre – adottata le scorso 6 dicembre. La procedura di candidatura sarà lanciata ad aprile e la decisione sulle città prescelte verrà presa nel settembre del 2014.
Dodici città prescelte accoglieranno quattro gare: tre di girone ed una di quarti o ottavi di finale. Una ospiterà invece le due semifinali e la finale. Le federazioni possono presentare uno stadio per i 12 «packages ordinari» e uno anche diverso per semifinali e finale. Tuttavia, un paese non potrà rappresentato da più di una città. Per esempio, l’Italia sarebbe libera di presentare l’Olimpico di Roma per semifinali e finale e Milano per il «package ordinario». Ma se Roma venisse scelta per la finale, la candidatura di Milano per le altre gare cadrebbe automaticamente.
La situazione è resa ancor più complessa dal fatto che Istanbul, qualora non dovesse ottenere l’organizzazione delle Olimpiadi 2020, è chiaramente favorita per le gare finali. In conferenza stampa, il presidente dell’Uefa Michel Platini ha detto chiaramente che voterebbe per la Turchia. Prima che parta la selezione Uefa, i singoli paesi dovranno effettuare una delicata scelta interna. Madrid o Barcellona per la Spagna? Monaco di Baviera o Berlino per la Germania? Chi sceglierà l’Italia, tra Milano e Roma? L’Uefa ha comunque posto alcuni paletti: semifinali e finale non si potranno giocare in stadi di meno di 70mila posti. Per ottenere una gara dei quarti di finale, la capienza minima è fissata a 60mila, mentre per ottavi di finale e gare di gruppo è di 50mila. Con la possibilità comunque di scendere a 30mila per un massimo di due stadi. Ciò dimostra realmente la volontà dell’Uefa di aprire la competizione a paesi che non la hanno mai organizzata.
Saranno formati sei gruppi di quattro formazioni, con sei gare per gruppo. Verranno seguiti criteri geografici per limitare a due ore di aereo la distanza fra le due città che ospiteranno gare dello stesso gruppo.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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