Il calcio è questo, nel bene e nel male. Tutto riassumibile nel gol di testa di Ivanovic al 92’ e nell’incredibile intervento disperato di Cahill 30 secondi dopo, che toglie al Benfica la possibilità del clamoroso pareggio. Chelsea con la coppa in mano, con Benitez che conquista l’ennesimo titolo europeo, mentre condanna il Benfica a perdere per la seconda volta in quattro giorni nei minuti finali, dopo il ko col Porto che potrebbe costare il campionato portoghese. Rimpianti incredibili per i lusitani, soprattutto dovuti al fatto di aver giocato una buona partita, di aver imbrigliato in più di un’occasione il pur più quotato Chelsea, meritando senza dubbio di andare almeno ai supplementari.
Una maledizione per la squadra di Jorge Jesus, a cui non basta una gara ben impostata, il gol su rigore di Cardozo al 68’, che era riuscito a pareggiare il momentaneo vantaggio di Torres di 10’ prima, e un gol annullato sempre a Cardozo ad inizio ripresa. Nonostante la migliore organizzazione di gioco i lusitani però perdono la loro settima finale europea consecutiva, inchinandosi per 2-1 al 92′, al cospetto di un Chelsea molto più aziendalista, quasi sulla falsa riga di quello di Di Matteo che l’anno scorso vinse la Champions. A parziale favore dei londinese ci sono comunque da segnalare una traversa di Lampard (in verità poco a confronto delle diverse grandi parate che ha dovuto fare Cech) e un paio di pericoli portati in area dal redivivo Torres.
La più che giustificata disperazione dei lusitani è però solo una faccia della medaglia. L’altra racconta di un Chelsea che entra nella storia, essendo l’unica squadra ad essere contemporaneamente detentrice della Champions e vincitrice dell’Europa League. Ma racconta soprattutto di un Benitez, arrivato per sostituire Di Matteo, con il pesante fiato di Muorinho sul collo e con un futuro già segnato, che riesce ad alzare il suo ennesimo trofeo europeo, portando i Blues di nuovo sul tetto d’Europa, quella meno nobile, ma pur sempre Europa.
Servizio a cura di Giancarlo Di Stadio
