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Europa ed Italia, ci sarà il valzer delle panchine: dal Barça al Borussia, senza dimenticare il Psg. In Italia Inter e Milan …

L’anno scorso di questi tempi si parlava di rivoluzioni delle panchine in Europa: Guardiola al Bayern era cosa fatta, erano in ballo Mourinho, Ancelotti, Mancini, il dramma di Tito Vilanova imponeva un cambio a Barcellona, finiva il ciclo Ferguson allo United per aprire quello dell’erede predestinato da sir Alex, Moyes. Alla fine Mou è tornato a casa Chelsea, Ancelotti da Parigi (che ha scelto il francese Blanc) si è spostato nel tempio del calcio madridista, Mancini ha chiuso con il City (dove è arrivato Pellegrini) per sistemarsi in autunno al Galatasaray e dare alla Juventus il dolore dell’eliminazione dalla Champions League. Sono rimasti al loro posto, chiacchierati senza esito, Ranieri al Monaco e Wenger all’Arsenal. Villas Boas, ha raddoppiato il fallimento di Chelsea restando a Londra ma cambiando panchina, al Tottenham: esonerato, qualche dubbio ora diventa lecito. Insomma, un bel ribaltone. Bene, siamo a un anno dopo e il mosaico risulta di nuovo da rifare. Se non tutto, per un bel po’ di tessere. Con “attori” vecchi, ma anche nuovi pronti ad entrare in scena. Con piazze nobili che hanno appena cambiato e hanno, chi la certezza, chi qualche sussurro, qualche rumors, anche solo il flebile sospetto, di non aver trovato la soluzione giusta. Talvolta il dubbio è sollevato anche da una provocazione del tecnico stesso. Prendete il Bayern. Pep Guardiola ha pensato bene di scuotere l’ambiente che storce un po’ il naso, facendo capire che se il suo modo di lavorare non piace la porta per salutare tutti resta aperta: «Sono venuto per dare una mano, ma se al club non piace la mia gestione, diamoci la mano e nessun problema» . Beh, mica male come risposta al presidente onorario Franz Beckenbauer, che si era lasciato andare ad una critica pepata: «Finiremo per essere la copia del Barcellona, che quando è davanti alla porta anziché tirare cerca sempre l’ultimo passaggio» . Scintille.

Effetto Barcellona. Il “la” all’effetto domino lo darà il Barcellona. Con il Tata Martino siamo ai saluti. C’è il Venezuela che vorrebbe il tecnico argentino come ct, ma c’è soprattutto il Barcellona disposto (o obbligato? fate voi) a confrontarsi con la crisi senza veli, cambiando un tecnico dopo averlo scelto e soprattutto dopo due gestioni che avevano coperto un decennio tra Frank Rijkaard e Pep Guardiola. Jurgen Klopp è il primo nome della lista per il club blaugrana, e poi impazzano le candidature più disparate: quella di Luis Enrique ogni tanto ritorna, poi c’è Scolari, Frank De Boer, che piace tanto anche all’Inter. E attenzione perché la questione Guardiola non è affatto secondaria alla vicenda Barça. Oggettivamente complicato pensare a un ritorno oggi, ma quando parla Cruyff un peso sulle vicende blaugrana lo ha sempre: «Pep deve tornare alla guida del Barcellona» ha detto al Mundo.

Gli altri totem. Che farà Wenger? Bella domanda, stavolta più che mai pertinente. Il rinnovo slitta con cadenza trimestrale: doveva essere a gennaio, doveva essere ad aprile. Ora Arsene ha detto «vediamoci a fine stagione» . Nessuno riesce mai a ipotizzare veramente il suo addio dall’Arsenal , e non solo perché le prime cinque lettere del club coincidono con quelle del suo nome di battesimo. Sono semmai i 18 anni di storia alla guida dei Gunners a “pesare”. Ma chissà, anche Ferguson ha ammainato bandiera, il francese potrebbe cambiarla. Bielsa sta aspettando di firmare con il Marsiglia, Ranieri… altro punto di interrogativo, sempre in bilico a leggere in giro. Poi nessuno lo sposta perché il suo equilibrio e i risultati che porta ti fanno venire il dubbio di poter andar meglio ma anche peggio. Van Gaal è promesso al Tottenham, ma attenzione a colpi di coda dello United se Moyes non dovesse più reggere l’urto. E Mancini? Ha un contratto ma ha anche una clausola con il Galatasaray (a proposito, ieri ha vinto la Coppa di Turchia). Nel domino Roberto potrebbe rientrare eccome. E il pensiero di cogliere un’occasione non è che non lo stuzzichi.

La nouvelle vague e l’Italia. Tra i volti nuovi due su tutti: Christophe Galtier, 48 anni, rivelazione con il suo Saint Etienne. Potrebbe essere il nuovo Rudi Garcia, scelto da Sabatini per la Roma un anno fa, calato dalla Francia sui grandi club d’Europa. E poi c’è Murat Yakin, lo stratega del Basilea, quelo che aveva già stregato la Lazio ed è in rampa di lancio per una avventura in qualche big. Nella nouvelle vague facciamo entrare di straforo, perché per la verità come allenatore vince da qualche anno, Diego Simeone detto il Cholo. La verità è che pur vincendo due campionati in Argentina con Estudiantes e River Plate, più una Europa League, una Supercoppa Europea e una Coppa di Spagna con l’Atletico Madrid, è adesso che tutti lo accreditano come pronto per un grandissimo club. Il suo nome è tra i papabili per il Psg dove Blanc è saldo solo sulla carta e dove circolano anche le candidature Zidane e Del Bosque. A casa nostra potrebbe accadere tanto o poco. Certo, Mazzarri e Seedorf non sono poco. C’è Spalletti… “a piede libero”, Guidolin vicino all’addio dopo essere stato il promesso Ferguson di Udine. Sì, c’è fermento anche in serie A.

Fonte: Corriere dello Sport
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