I «vecchi» che avanzano, imperterriti, verso l’Europa (League) ne hanno di storie di raccontare: e la meglio gioventù che sta lì, accomodata nelle poltroncine moderne, o poggiata sulle panche, può ascoltare compiaciuta ed anche un po’ estasiata, rapita da una favola che poi è vita vissuta, il racconto di una Napoli trascinata nell’Olimpo a colpi d’orgoglio. Il calcio del Terzo Millennio è un romanzone popolare ambientato in quel profondo e (derelitto) sud del 2004, l’estate più rovente e anche torbida in cui dalle ceneri rinasce una star: e mentre le luci della ribalta illuminano a ripetizione, val la pena di ricostruire in tragitto compiuto in otto anni attraverso il progetto che poi mischia le carte d’identità e dà vita, ad Eindhoven, ad un’età media di 27 anni.
ONDA VERDE – L’idea è contemplata nel profilo alternativo d’un club che non vuole più ritrovarsi nel sottoscala del football e l’era De Laurentiis privilegia gli acquisti in prospettiva, la selezione naturale tra i talenti, la ricerca ostinata della qualità a prezzo contenuto e pure al di là delle frontiere, reti lanciate ovunque prima di riuscire a trovarci dentro i piedi buoni. E’ una strategia che varca i confini, che conduce spesso in Sud America, che induce a puntare a occhi spalancati su Federico Fernandez (23), un centrale d’assoluto rispetto, ormai in orbita Nazionale, e a lasciarlo maturare per sei mesi a casa, con l’Estudiantes. Poco più in là, in Cile, sta esplodendo Eduardo Vargas (23), l’astro nascente che spopola alle spalle di Neymar: il Napoli lo osserva, lo studia, lo acquista, infilando con uno scatto e dodici milioni di euro la concorrenza di mezza Europa. Poco più in qua, invece, nella fertile Brescia, la terra che ha «concesso» Hamsik, brilla un ventiduenne, El Kaddouri, per Corioni lo Zidane del domani: fatta, perché bisogna crederci. Il colpo, però resta Lorenzino Insigne, che scopre d’incanto di poter essere profeta in patria, lui ch’è di Frattamaggiore: ha studiato da Zeman, sa tutto della fase offensiva e pure delle coperture, taglia, aggredisce lo spazio, attacca in verticale e vede la porta. Il Napoli l’aveva pescato ad un provino grazie a Peppe Santoro, l’uomo ombra di Mazzarri: mille e cinquecento, quanto uno scooter usato. Lui è speedy gonzales ed è un marchio di fabbrica del nuovo calcio.
I “MATUSA” – Ma in Olanda, per rievocar storia ai «nipotini», servirebbero Paolo Cannavaro (31) e Salvatore Aronica (34), loro più degli altri, gli zii di una squadra cresciuta attraverso il nucleo storico (aggiungeteci anche Grava, fuori dalla lista Uefa), diventata grande mangiando pane e fatica e sudore. Si ridiventa Napoli gradualmente, con il sacrificio di una classe operaia che contribuisce a riconquistare il paradiso, affidandosi ai muscoli di difensori che s’oppongono agli attacchi avversari con fierezza, incuranti di essere avanti con gli anni. Cannavaro è il leader nel senso ampio del termine, capitano e napoletano; e Aronica, che del suo compagno di reparto è anche l’amico più caro, è l’uomo pronto per qualsiasi uso, fa il centrale, gioca a sinistra o a centrocampo, interviene quando deve e come sa: non a caso è ben oltre le cento presenze ed ha rinnovato il contratto portandolo in scadenza 2013 però con una clausola che prevede la riconferma nel caso raggiunga le ventitrè gare. La vecchia guardia sono loro, però nelle strategie tecnico-societarie che guardano lontanissimo – inseguendo un orizzonte tricolore – poi bisogna agire con cura: non è un caso che alle spalle di De Sanctis sia stato inserito Rosati, non più un giovincello e però neanche un anziano signore che non abbia e non dia stimoli. E il discorso vale anche per Mesto e Donadel, afferrati a costo ragionevole il primo e a parametro zero il secondo da Riccardo Bigon, per chiare valutazioni: l’esterno di destra sa tutto di Mazzarri, avendo giocato con la sua Reggina; il mediano ch’era a Firenze ha esperienza nazionale per aiutare lo sviluppo del gruppo. Nel quale infila le sue presenze con il Liverpool in Champions e la sua dimensione cosmopolita Andrea Dossena, trentuno anni appena compiuti, quattro stagioni al Napoli, l’ennesimo segnale di continuità e la dimostrazione che alla lunga il lavoro paga. Psv-Napoli è la sintesi di un tragitto cominciato dal nulla e proiettato nell’infinito.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.