Uno scugnizzo con la passione per il calcio. Potrebbe essere questo il titolo di una biografia del personaggio di questa settimana. Un giovane gregario del Napoli del primo scudetto, sempre pronto a dare il suo contributo. Un fantasista classico, un “numero 10” che, nelle gerarchie, aveva davanti un certo Diego Armando Maradona, dal quale cercava di “rubare il mestiere” in allenamento. Ciro Muro, soprannominato “Murodona” dai tifosi, per la classe e il talento che esprimeva, nasce 47 anni fa a San Pietro a Patierno, piccolo quartiere di Napoli. Dopo una buona carriera da calciatore, agli esordi con il settore giovanile del Napoli e con trscorsi al Pisa, Lazio, Cosenza e Messina, attualmente allena gli Allievi della SSC Napoli. Eccolo ai microfoni di Iamnaples.it nella consueta rubrica La Telefonata:
Ciro Muro, il suo nome rievoca sicuramente lo storico scudetto dell’ ‘87. Da napoletano, che ricordi conserva di quel periodo, ma soprattutto di quel giorno, 10 maggio 1987?
Un ricordo stupendo, un anno bellissimo. Resta uno dei momenti più belli della mia vita: conquistare il tricolore nella mia città e con la squadra della quale sono tifoso è stata una cosa che mi commuove tuttora. Il Napoli d’allora era una squadra incredibile, con un gruppo compatto e determinato nel raggiungere l’obiettivo scudetto. Poi avevamo con noi un certo Maradona, il giocatore più forte del mondo.
Ecco, Maradona: che rapporto ha avuto con il pibe? Come si comportava nello spogliatoio?
Ci univa un grandissimo rapporto. Diego è una persona fantastica. Se eri giù di morale, arrivava lui e ti tirava su. Era un uomo di spogliatoio, sempre a servizio della squadra, di una disponibilità unica. Diego è davvero un grande uomo. Poi calcisticamente parlando, credo non si possa discutere: un vero fenomeno sia all’interno, sia al di fuori del campo
Lei ricopriva un ruolo pesante: il vice-Maradona. Cosa si provava ad avere una così grande responsabilità?
Quel ruolo l’ho vissuto con grande serenità. Prima del Napoli già avevo avuto modo di giocare in Serie A con il Pisa. Una volta ritornato al Napoli, dopo la trafila col settore giovanile, sapevo che mi trovavo in una grande squadra. Per me , fare il vice-Maradona, non è stato un peso, tutt’altro. E’ stato un onore!
Passiamo all’attualità. Lei guida gli Allievi Nazionali della SSC Napoli. Il campionato straordinario che stanno facendo questi ragazzini è sotto gli occhi di tutti: 35 punti in 13 partite con solo 6 reti subite. Se lo aspettava?
Credo di no. I miei ragazzi sono da apprezzare. Stanno facendo un campionato straordinario. Ora ci aspetta la prova del nove: il girone di ritorno sarà veramente tosto. Ogni squadra ci affronterà con grande determinazione, saranno tutti agguerriti. Starà a noi far capire chi siamo veramente
Qual è il vostro obiettivo?
Per il momento non parliamo di traguardi. Il nostro obiettivo è far crescere questi ragazzi nel migliore dei modi. Noi lavoriamo per formare i potenziali calciatori futuri del Napoli.
Come giudica la Società Sportiva Calcio Napoli? Come reputa l’operato della società nell’ambito del settore giovanile?
Negli ultimi tempi la società si sta muovendo bene. Cerca di curare nel migliore dei modi il settore giovanile. Basti pensare a giocatori come Maiello, nel giro della prima squadra, Ciano e Insigne, autori di due campionati eccezionali in Lega Pro. Stanno emergendo veri campioncini
Lei ha un’esperienza vasta in ambito calcistico. Ma quale ruolo preferisce, il calciatore o l’allenatore?
Non credo di avere una particolare preferenza. Attualmente svolgo il ruolo di allenatore, mi piace poter trasmettere la mia esperienza ai miei ragazzi, sia dal punto di vista calcistico, sia dal punto di vista morale. Non nascondo, però, che quando ero un calciatore mi divertivo da matti. Ma tutto ciò solo ed esclusivamente grazie al grande amore che nutro per questo meraviglioso sport.
Il bello e il brutto del calcio?
Il bello del calcio è che ti fa provare emozioni forti: ti fa soffrire, gioire, imprecare, emozionare, imbestialire, commuovere. Il brutto, purtroppo, è rappresentato da alcuni episodi che si verificano sugli stadi, cose che non vorremmo mai vedere!
Ha mai avvertito condizionamenti o pressioni nel suo ruolo di allenatore?
No. Anche perché vado avanti per la mia strada, senza pensare a raccomandazioni e roba varia. Sono dell’opinione che, alla lunga, il giocatore, se ha talento viene fuori. E’ il campo a giudicare. Chi meglio di quest’ultimo può farlo?
Un suo parere sul Napoli attuale, il Napoli di Mazzarri?
Il Napoli di Mazzarri ricorda il nostro Napoli. I ragazzi sono determinati, lo si capisce dal loro atteggiamento in ogni partita. Non muoiono mai. Al giorno d’oggi è difficile trovare una squadra del genere. Si vede che vogliono qualcosa di importante con questa maglia.
Ci può svelare il suo sogno nel cassetto?
Beh.. io spero di continuare per la mia strada, intrapresa da qualche anno. Non so dove posso arrivare. Io mi auguro più in alto possibile!
Intervista a cura di Stefano D’Angelo
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