Interviene alla rubrica di Sky Sport 1 “I Signori del calcio” il tecnico azzurro Walter Mazzarri sui suoi inizi di carriera e sulle esperienza in panchina. Ecco quanto sottolineato da IamNaples.it.:
“Ho iniziato a giocare a calcio all’età di 6/7 anni, nei campi in Toscana, il resto della mia carriera agonistica non ha avuto i risvolti che avrei voluto ottenere. Il paragone con Antognoni mi ha un po’ condizionato, lui era un grande calciatore ed io un semplice centrocampista, ma un brutto infortunio mi condizionò la carriera. Come allenatore devo tutto ad Ulivieri, lui mi ha portato ad essere quello che sono. Nella Reggina ho raggiunto traguardi incredibili, la salvezza da -11 alla vittoria all’ultima giornata contro il Milan con lo stadio esaurito. A Livorno raggiunsi la promozione con grandi attaccanti come Protti e Lucarelli ed un presidente come Spinelli che ama la squadra come pochi al mondo. Nella Sampdoria invece ho centrato l’Europa League, sfiorato un anno la Champions e perso la finale di Coppa Italia per un rigore fallito, in uno stadio Olimpico pieno di tifosi blucerchiati. A Napoli ho raggiunto traguardi fantastici, il pubblico ti trascina alle vittorie e non pensavo di arrivare a fare così tanto. La Champions centrata dopo 21 anni, le vittorie importanti contro Inter, Juventus e Fiorentina dopo tanto tempo fuori casa. A Villarreal ebbi quella reazione su Nilmar perché volevo scuotere la squadra dal torpore dello 0-0 e dopo quel successo ero tesissimo. Lavezzi è un ragazzo da un cuore enorme, abbiamo anche avuto dei contrasti ma come succede tra un padre e un figlio. Io vivo quasi tutta la mia giornata dedicandola al lavoro, occupa il 90% del mio tempo e questo porta il mio fisico a reazioni davvero eccessive, ma perché vorrei ottenere sempre il massimo dai miei ragazzi. Ogni tanto prendo qualche momento di svago e con Santoro andiamo a Napoli. Qui vengo travolto dall’affetto dei tifosi, li capisco, ne sono felice però ogni tanto vorrei staccare la spina. Il Napoli è composto da tanti ragazzi davvero seri, ad esempio Hamsik è uno di quelli sempre sorridenti, lui è molto serio, un grande professionista ed è il primo a dare la carica ai suoi compagni di squadra. L’unico rammarico mio personale è quello di aver dedicato poco tempo a mio figlio, ma lui crescendo capirà sicuramente che l’ho fatto per potergli garantire determinate certezze”.
La Redazione
A.S.
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