Il conflitto tra ingiustizie, sfortuna e la grinta, la determinazione, le caratteristiche necessarie per dare una svolta alla propria vita: su quest’asse si costruisce la storia di Emanuele Maione, ex difensore dalle ottime prospettive, del settore giovanile di Napoli e Fiorentina, il cui destino è stato fortemente segnato da gravi infortuni che hanno condizionato la sua carriera calcistica. Oggi Emanuele Maione fa parte del gruppo di Talent Scout che opera per l’agenzia di Dario Canovi, procuratore tra i più riconosciuti nel panorama calcistico nazionale.
Quali sono gli obiettivi sui quali verte la vostra organizzazione?
“Ho la fortuna di rappresentare il Gruppo Canovi, progetto condotto in maniera egregia da quarant’anni, che conta su una rosa di giocatori del calibro di Thiago Motta, Portanova, Granqvist, Birsa. Il nostro obiettivo è quello di incrementare sempre di più la fiducia e la stima degli addetti ai lavori. La meritocrazia è il punto chiave del nostro progetto. Adesso gestiamo giocatori adatti al nostro profilo, persone serie ed affidabili prima che professionisti di calcio. Tramite il nostro gruppo abbiamo la possibilità di monitorare molto il mercato dell’est, a breve partirà un progetto in tal senso. Attualmente gestiamo 25/26 giovani in tutta Italia, la cui fascia d’età va dai 14 ai 18 anni.”
Come procede il lavoro del vostro gruppo?
“Il nostro Gruppo può vantare di non essere mai stato legato ad alcuna ambigua situazione extracalcistica che ne potesse comprometterne il futuro. Ad oggi il nostro operato ci sta dando grandi soddisfazioni perché la nostra professionalità, unita ai nostri ideali, ci fa lavorare liberamente. L’ultima soddisfazione, temporalmente parlando, è stata la convocazione di Luigi D’Ignazio con il gruppo Allievi di mister Muro, frutto del lavoro e del sacrificio.”
Hai vissuto un passato problematico sui terreni di gioco. Cosa ricordi delle tue esperienze calcistiche?
“Ho iniziato a dare i primi calci ad un pallone nella scuola calcio “Giuseppe Barbella” con i mister Antonio Ronzullo ed Eduardo Maresca che hanno avuto un ruolo importante nella mia crescita. A quattordici anni persi l’occasione di approdare alla Sampdoria attraverso il direttore Invernizzi. Durante l’estate del 2003 ho firmato con l’allora denominata Florenzia Viola (denominata Fiorentina il settembre successivo) per giocare nei Giovanissimi Nazionali di mister Facchini. Da centrale di una difesa a tre, raggiunsi, con questo gruppo, i play-off persi poi contro il Milan, e la finale del torneo Maestrelli, persa contro l’Inter. Terminato quell’anno, mi sono dovuto allontanare dalla realtà fiorentina per fattori extracalcistici. Il mio ritorno a Napoli è avvenuto grazie al contributo di Peppe Santoro, artefice principale del mio trasferimento nel Napoli Soccer in vista della stagione 2004/05. Mi allenavo sul campo comunale di Casandrino con il mister Pompilio Cusano. Siamo arrivati alla fase finale del campionato perdendo in finale contro la Fidelis Andria 3-2 in seguito ad un rigore sbagliato da Cosmo Palumbo (ora al Casale Calcio in Seconda Divisione Lega Pro, ndr). L’anno dopo approdai negli Allievi Nazionali sotto gli ordini dell’attuale mister della Nuova Frattese Teore Sossio Grimaldi. Devo confidare che quest’ultimo è stato l’unico allenatore da cui, più di tutti, ho appreso ed imparato calcisticamente. Siamo arrivati primi in campionato durante la stagione 2005/06: memorabile è stata la vittoria in trasferta a Trigoria contro la Roma di Okaka, Visconti e Della Penna. In quell’annata abbiamo fatto il record di punti rimediando solo una sconfitta contro la Cisco Roma. Purtroppo non ho avuto la possibilità di partecipare alle fasi finali a causa di uno stiramento, non ho potuto dare il mio contributo ai miei compagni nel girone delle fasi finali contro Fiorentina, Genoa e Inter (dei vari Obi e Santon). Nell’annata successiva approdai nella Primavera di mister Caffarelli e, nonostante ci fossero ragazzi più grandi di me, ricambiavo la fiducia del mister attraverso buone prestazioni quando venivo chiamato in causa. Ricordo come se fosse ieri la vittoria in campionato contro il Palermo di Sirigu, Cosentino e Terranova. Nella stagione 2007/08 non ho mai instaurato un buon rapporto con il nuovo mister Apuzzo. Venivo da un anno tormentato, poi sono partito in ritiro per Campobasso ma lì destino volle che mi ruppi il menisco. Ma la mia forza d’animo non mi ha abbattuto, infatti, dopo sessanta giorni ho ricominciato ad allenarmi. Sono stato subito schierato in campo in una sfida importante contro la Roma, bruciando le tappe di recupero. Dopo un mese uno scontro in allenamento con il mio compagno Borrelli mi ha costretto ad operarmi di nuovo; a fine stagione il Napoli decise di non rinnovarmi il contratto. La sfortuna ha continuato ad assistermi anche quando decisi di voltar pagina sposando il progetto della Casertana Calcio, ma dopo sei giorni di ritiro mi resi conto di essermi rotto il tormentato menisco. Dopo una nuova operazione, che prevedeva tempi molto lunghi di riabilitazione, decisi di smettere con il calcio giocato per la paura di un terzo intervento e delle ripercussioni che poteva avere. E’ stata una scelta durissima che molte persone attorno a me non hanno condiviso, ma ho l’ho fatto per tutelare me stesso”
Per rendere l’idea dei problemi dei primi anni post-fallimento, ricorda un episodio in particolare del “Napoli Soccer”?
“Ricordo che, quando ci allenavamo sul campo comunale di Casandrino, io ed i miei compagni a turno portavamo il materiale tecnico come conetti e palloni a casa per avere la certezza di allenarci il giorno successivo, dato che non c’erano ancora i magazzini.”
Da calciatore a talent-scout: qual è stata la motivazione che ti ha spinto a continuare ancora in questo mondo?
“Quando ho appeso le scarpette al chiodo, mi sentivo letteralmente un ragazzo morto. Fortunatamente, però, ho trovato la forza di rialzarmi grazie all’ausilio dei miei familiari che mi sono stati vicini in quel tremendo periodo; loro mi hanno dato la giusta forza per crearmi un nuovo cammino professionale. Dopo circa un anno e mezzo di gavetta, io insieme con i fratelli Delle Donne (a cui in seguito si è aggiunto poi Luigi Liguori) abbiamo deciso di intraprendere un progetto autonomo ed indipendente. Nell’ottobre del 2011 abbiamo iniziato questo percorso con la possibilità, successivamente, di poter rappresentare il Gruppo Canovi nel Sud Italia.”
Sei soddisfatto del tuo lavoro, hai altri sogni nel cassetto?
“Il mio intento è sempre stato quello di voler stare accanto ai giovani, quindi una carica importante all’interno del settore giovanile di un club professionistico non potrebbe che gratificarmi ancor di più. Non disdegno il ruolo che oggi ricopro, perchè avere l’incarico di visionare partite di ogni specie per scoprire nuovi talenti da far emergere rimane sempre il mio pallino. Quindi anche se dovessi permanere in questa dimensione non posso che esser orgoglioso del mio operato.”
Parlando di giovani, sei stato alla Viareggio Cup quest’anno? Che idea ti sei fatto?
“Anche se il livello del torneo è stato nettamente inferiore rispetto a quello dell’anno scorso, c’è stata la sorpresa Juve Stabia che si è comportata molto bene grazie al buon operato del direttore del settore giovanile Turi. Per quanto riguarda il Napoli, credo che sia stata una delusione da parte di tutti poiché non è arrivato dove tutti pensavamo che arrivasse. L’Anderlecht mi ha impressionato più di tutti con Lukaku ed Acheampong. Poi ci sono altri giocatori come Cristante del Milan e Barreca del Torino che pure mi hanno impressionato.”
Le scuole calcio campane da sempre hanno sfornato talenti che si sono espressi in altre piazze. Cosa pensi dell’operato di queste realtà?
“Credo che sul fronte campano ci sia un ottimo esempio in termini di organizzazione: è la Mariano Keller, che opera molto bene grazie al lavoro del presidente Righi e di tutto lo staff”
Cosa pensi invece del settore giovanile del Napoli?
“Nonostante le varie difficoltà, Francesco Barresi sta ottenendo dei grossi risultati. Il settore giovanile azzurro può vantare dei prospetti molto importanti, frutto della buona gestione di De Laurentiis. Un aspetto importante, per esempio, è che la Primavera si alleni parallelamente alla prima squadra, come gli Allievi con i Giovanissimi.”
A cura di Gilberto D’Alessio
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