Continua la marcia di avvicinamento a Genoa-Napoli, match importante per la squadra di Sarri, ma anche dal particolare valore emozionale. Sembra probabile, infatti, la presenza da titolare di Armando Izzo tra le file rossoblù per la prima volta al San Paolo. Sarà anche la prima volta da avversari a Fuorigrotta per Lorenzo Insigne e lo stesso Izzo, compagni di squadra nel vivaio azzurro. Dopo le interviste all’ex tecnico Mollo (clicca qui per leggere) e all’ex attaccante Alessandro De Vena (clicca qui per leggere), la redazione di IamNaples.it ha contattato in esclusiva Ivan Faustinho Canè, ex tecnico della Primavera del 2009/10.
Insigne ed Izzo, due dei giocatori più rappresentativi del vivaio azzurro degli ultimi anni, saranno di fronte domenica per la prima volta da avversari al San Paolo. Che emozione è per lei?
“E’ un grande orgoglio da parte mia vedere affrontarsi due ragazzi di cui sono stato l’allenatore e che ho seguito in momenti fondamentali della loro crescita. Già allora si intravedeva la loro classe. Hanno due storie diverse, ma entrambi erano accomunati da una cosa: erano due ragazzi che avevano bisogno di aiuto, chi a livello personale, chi a livello familiare. Non hanno avuto una vita semplicissima da giovanissimi, ma hanno guadagnato il palcoscenico della Serie A con grande merito”.
Si aspettava che Lorenzo potesse diventare un punto fermo nel Napoli?
“I numeri e la storia di Lorenzo parlano da soli. Stiamo parlando di un calciatore che ha disputato anche un mondiale. Nel settore giovanile del Napoli, Insigne ha avuto un percorso più semplice, anche se nei Giovanissimi Nazionali ebbe qualche difficoltà. In seguito è cresciuto in maniera esponenziale di anno in anno. E’ stato protagonista di annate straordinarie a Foggia e a Pescara con Zeman, meritando ampiamente il ritorno alla base. Mi auguro che diventi presto il capitano del Napoli senza nulla togliere ad Hamsik, il vero erede di Cannavaro credo sia proprio Lorenzo”.
Storia diversa, invece, per Izzo che lei schierava in Primavera sotto età…
“Avemmo degli infortuni nell’annata della Primavera e quindi aggregammo qualche ’92. Con Izzo c’era anche Petrarca che purtroppo ha avuto dei problemi fisici che hanno compromesso la sua carriera. Anche Daniele Donnarumma fu spesso aggregato, altro ragazzo di talento che forse non aveva la fame di Izzo ed Insigne. Armando ha avuto la sfortuna di ritrovarsi senza padre quando era molto piccolo. La rabbia è che la società non era pronta a gestire una problematica del genere. Tuttavia, la fortuna di questo ragazzo ha un nome e un cognome: Paolo Palermo, un agente che ha preso a cuore il ragazzo ed ha creduto in lui sin dall’inizio. Per lui è stato veramente come un padre. Sono stato molto duro con Armando, da quelli che facevano la differenza ho sempre voluto di più”.
Singolare è stata la gestione di questo ragazzo da parte del Napoli che ha dimostrato di non credere in lui…
“E’ stata una mossa che non ho capito. Il Napoli lo ha praticamente regalato all’Avellino, perdendolo per pochi spiccioli. Tra l’altro non mi sembra che due anni fa gli azzurri avessero alternative superiori ad Izzo. E’ stato bravo il Genoa ad avanzare un’offerta concreta all’Avellino ed assicurarsi le sue prestazioni sportive. La società, inoltre, stava commettendo lo stesso errore con Maiello che aveva praticamente perso per poche migliaia di euro in estate, salvo poi tornare sui suoi passi grazie a Giuntoli. Magari se ci fosse stato il direttore ex Carpi anche due anni fa, probabilmente adesso Armando starebbe indossando la maglia azzurra.
Dalla sua Primavera sono venuti fuori tanti talenti…
“Certo. Esclusi Armando e Lorenzo, ci sono Sepe e Maiello in Serie A. In Serie B c’è Ciano e poi ce ne sono tanti in Lega Pro. Nonostante non avessimo a disposizione delle strutture siamo riusciti a fare un ottimo lavoro con i nostri ragazzi. Grandi meriti vanno al lavoro di Santoro con un budget che non sfiorava nemmeno quello di oggi ha consentito al Napoli di sfornare giocatori importanti. Non dimentichiamoci anche Robertino Insigne che sabato scorso ha vinto praticamente da solo la partita con l’Ascoli”.
L’annata 2009/10 per la Primavera fu, però, abbastanza sfortunata.
E’ vero. La partenza fu importante, inanellammo una serie di risultati positivi e chiudemmo un buon girone d’andata. A Gennaio poi la squadra si sfasciò un po’: Insigne andò alla Cavese e spesso non avevo a disposizione gli elementi più importanti come Liccardo, Sepe, Maiello che Mazzarri convocava agli allenamenti della prima squadra. Facemmo, tuttavia, un ottimo Viareggio. Uscimmo ai rigori col Sassuolo agli ottavi di finale, contro una società ben strutturata, anche e soprattutto per quel che riguarda il settore giovanile. Ad agosto battemmo la Sampdoria di Obiang, Soriano, Regini in un torneo. Nell’ultima parte di stagione avevamo molti sotto età, addirittura anche qualche ’93 come Signorelli e Iuliano.
Segue ancora il settore giovanile del Napoli?
“Francamente no, ma la politica del Napoli non è cambiata di molto. Certo, sono stati fatti passi avanti considerevoli rispetto al passato, in termini di budget ma anche di strutture. Noi, ad esempio, in settimana giravamo tre/quattro campo per allenarci. Tuttavia, negli ultimi anni sono sempre di meno i talenti che escono dal vivaio azzurro.
Come se lo spiega?
“Forse la forza di quella mia squadra era l’umiltà dei miei ragazzi. Al giorno d’oggi, nonostante siano passati solo cinque/sei anni, è molto difficile gestire i giovani d’oggi, forse anche a causa del fenomeno dei social che sta devastando una generazione. Poi ovviamente ci sono gli errori di gestione. Magari quando c’è del potenziale in un ragazzo non lo si sfrutta. Io credo che a volte bisogna anche azzardare delle forzature quando si ha a che fare con i giovani. Ad esempio trovo assurdo prendere Chalobah in prestito e non puntare su Dezi come panchinaro. Oppure, prendere Regini in prestito gratuito per sei mesi per fargli fare il quarto centrale, piuttosto che virare su Luperto, un classe ’96 di ottime prospettive che a quanto pare serve solo per la lista Uefa. Sento parlare spesso della politica dei “sotto età”, ma non credo sia una strategia tecnica, piuttosto economica. Ci sono società che da sempre giocano con i ragazzi sotto età e da sempre portano a casa i risultati”.
Per concludere, passiamo a lei: ora di cosa si occupa?
“Ora collaboro con una scuola calcio, ma attendo sempre la chiamata del campo. Ho accettato il settore giovanile del Napoli e ci sono rimasto cinque anni, dopo esser stato allenatore in D a 35 anni. Ho avuto tante proposti per guidare alcune giovnaili, ma ho sempre rifiutato. Spero che presto qualcuno possa ricordarsi di me e darmi una nuova chance”.
Servizio a cura di Stefano D’Angelo
Condividi:
- Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per condividere su Ok Notizie (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per inviare un link a un amico via e-mail (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pocket (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra)
- Altro